L’articolo “High Interest Rates Loom Large” su Barrons esplora le implicazioni di un aumento dei tassi di interesse, sottolineando come questa situazione possa rappresentare una minaccia significativa per diversi attori economici, inclusi i detentori di obbligazioni, i mutuatari e persino il governo degli Stati Uniti. L’aumento dei tassi di interesse è strettamente legato a promesse politiche, in particolare quelle fatte durante l’elezione di Donald Trump, e potrebbe portare a conseguenze di vasta portata.
Il Rischio per Obbligazionisti e Mutuatari
L’articolo evidenzia che il dolore causato dall’aumento dei tassi di interesse potrebbe essere solo all’inizio, sia per gli obbligazionisti che per i mutuatari. Questo è particolarmente vero in un contesto in cui i tassi sono già elevati e potrebbero aumentare ulteriormente a causa di diverse dinamiche economiche e politiche.
- Impatto sugli obbligazionisti: L’aumento dei tassi di interesse riduce il valore delle obbligazioni esistenti, in quanto i nuovi titoli emessi offrono rendimenti più elevati. Questo significa che gli investitori che detengono obbligazioni a basso rendimento potrebbero subire perdite.
- Impatto sui mutuatari: L’aumento dei tassi di interesse rende più costoso il rimborso dei prestiti, sia per i privati che per le aziende. Questo potrebbe portare a un aumento delle difficoltà finanziarie e persino al rischio di insolvenza.
- Il caso del governo USA: L’articolo sottolinea come il governo degli Stati Uniti sia particolarmente vulnerabile all’aumento dei tassi di interesse. Con un debito pubblico già elevato, un aumento dei tassi di interesse potrebbe rendere insostenibile il rimborso del debito, creando un circolo vizioso di maggiore indebitamento e maggiore inflazione.
Il Contesto Politico ed Economico
L’articolo collega l’aumento dei tassi di interesse a promesse politiche, facendo riferimento alle politiche di Donald Trump che potrebbero spingere ulteriormente verso l’alto i tassi. Queste promesse, non specificate nell’articolo, sembrano essere legate a politiche fiscali espansive e potenzialmente inflazionistiche, che innescano l’aumento dei tassi di interesse. Questo legame tra politica e tassi è cruciale per comprendere le dinamiche in atto.
L’articolo menziona anche la possibilità che i rendimenti dei titoli del Tesoro a 10 anni potrebbero raggiungere il 6%, un livello che non si vedeva dalla metà del 2000. Questo scenario si concretizzerebbe se la Federal Reserve dovesse interrompere i tagli dei tassi e addirittura alzare il tasso sui fondi federali al 5%-5.25% nei prossimi due anni, rispetto all’attuale range del 4.25%-4.5%.
- Rendimenti delle obbligazioni societarie: Un rendimento del 6% sui titoli del Tesoro potrebbe tradursi in un rendimento del 7% sulle obbligazioni societarie, un livello che potrebbe creare problemi per il mercato azionario.
- Riallocazione degli investitori: Gli investitori istituzionali potrebbero rivalutare le loro allocazioni, e i rendimenti del 7% potrebbero accelerare un deflusso naturale dal mercato azionario, soprattutto da parte dei baby boomer che si avvicinano alla pensione.
Cicli a Lungo Termine dei Tassi di Interesse
L’articolo include una riflessione sui cicli di lungo termine dei tassi di interesse, citando Richard Sylla, autore di un libro sulla storia dei tassi di interesse. Sylla sostiene che i cicli dei tassi a lungo termine di solito durano dai 20 ai 40 anni.
- Minimi durante il Covid: I rendimenti avevano toccato il minimo dello 0.3% durante la crisi del mercato causata dal Covid nel marzo 2020.
- Previsioni di rialzo: Mentre Michael Hartnett di BofA Global Research prevede un rally sia per le obbligazioni che per le azioni nel corso dell’anno, con il rendimento dei titoli a 10 anni che scende sotto il 4%, considera l’aumento dei tassi obbligazionari come il rischio principale a lungo termine.
- Politiche monetarie e deregolamentazione: Hartnett attribuisce il lungo periodo di bassi tassi di interesse, durato quattro decenni dal 1980, a politiche monetarie anti-inflazionistiche, riduzione del governo, deregolamentazione e globalizzazione.
La Minaccia dell’Inflazione e del Debito
L’articolo evidenzia come l’inflazione e il debito pubblico rappresentino ulteriori fattori di rischio legati all’aumento dei tassi di interesse. Si cita il rischio che gli investitori abbandonino i titoli del Tesoro e il dollaro USA, in un voto globale di sfiducia verso l’America.
- Debito/PIL: L’articolo menziona la soglia del 90% del rapporto debito/PIL, che gli economisti Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff ritenevano potesse causare problemi economici. Tuttavia, il debito totale degli Stati Uniti supera il 120% del PIL senza aver ancora innescato allarmi.
- Disciplina fiscale: Viene suggerita una forma di disciplina fiscale come soluzione per la sostenibilità fiscale, sottolineando che i tassi di interesse devono essere inferiori alla crescita del PIL nominale. Il debito federale era stato ridotto dal picco del 106% del PIL nel 1946 al 23% nel 1974 grazie alla forte crescita post-bellica e ai tassi artificialmente bassi.
- Premio per il rischio: Gli investitori obbligazionari potrebbero richiedere un premio di rendimento più alto per compensare il rischio di deficit persistenti e dell’inflazione che potrebbero generare.
Il “Punto di Rivolta” e le Implicazioni per gli Investitori
L’articolo conclude sottolineando che nessuno sa quando arriverà il cosiddetto “punto di rivolta”, ma che questo rappresenta il principale rischio a lungo termine per gli investitori. Viene anche menzionato un grafico che mostra come il debito pubblico sia aumentato in percentuale del PIL, il che potrebbe spingere ulteriormente i rendimenti obbligazionari verso l’alto.
- Paura dell’inflazione: L’articolo fa riferimento alla recente impennata del rendimento dei titoli del Tesoro a 10 anni, causata dai timori sull’inflazione.
- Impatto sul mercato: Le implicazioni dell’aumento dei tassi di interesse potrebbero avere un impatto negativo su tutto il mercato azionario e obbligazionario, rendendo necessario un approccio cauto da parte degli investitori.