Il Sole 24 Ore e altri giornali hanno evidenziato l’exploit dei Btp e dei titoli di Stato italiani nel 2012. Certo, i rendimenti ottenuti sono dovuti anche al fatto che proprio a dicembre 2011 i Btp avevano toccato i minimi. Per esempio rispetto a marzo 2012 i rendimenti sarebbero piatti se non addirittura negativi per scadenze più lunghe.
E’ però evidente come il balletto dello spread alla fine abbia premiato chi ha avuto il coraggio di rischiare e investire in titoli di stato italiani. Nei primi giorni del 2013 lo spread è ulteriormente sceso (al di sotto dei minimi di marzo 2012), facendo salire ulteriormente le quotazioni delle obbligazioni statali.
Ora la domanda è: conviene ancora puntare sui titoli di Stato? Il rischio vale ancora la candela? Molti Btp presentano cedole interessanti. I rendimenti però si sono notevolmente abbassati tanto che per ottenere un 2,8% netto (il tasso di interesse offerto per esempio da un conto deposito a 18 mesi come YouBanking) occorre puntare su Btp con scadenza di quasi 7 anni (nonostante i titoli di Stato siano meno tassati).
Difficile quindi pensare in questo periodo di trovare ancora occasioni, salvo puntare sui titoli indicizzati all’inflazione e sperare che questa si mantenga su alti livelli (anche se le previsioni indicano un’inflazione italiana che si avvicina al 2%).
A inizio anno gli ottimisti puntavano ad un ulteriore calo dello spread a 250 punti. Stasera si è chiuso a 260,25 : quindi poco lontano. Un ulteriore calo darebbe benefici soprattutto ai Btp con scadenze tra i 5 e i 15 anni; mentre influenzerebbe poco le scadenze inferiori che già risentono dei benefici degli acquisti della BCE.
E’ indubbio però che ogni ragionamento e previsione economica abbia poco senso in un quadro influenzato prevalentemente dalla politica. Le elezioni di febbraio saranno il primo banco di prova. Il 2013 potrà essere più tranquillo per i titoli di stato italiani, certamente però la volatilità si manterrà su livelli elevati. Se poi il quadro politico fosse confuso o entreranno altre variabili in gioco (Spagna, Grecia, elezioni tedesche etc.) le cose potrebbero velocemente peggiorare anche se l’intervento della BCE limiterà i danni soprattutto sulle scadenze brevi.
Nel 2013 i collocamenti di Btp e Bot saranno inferiori rispetto a quest’anno. Il Tesoro ha già annunciato di puntare soprattutto alle scadenze intermedie (5 anni) riducendo i collocamenti di Bot e Btp a 10 anni. Nel 2013 ci saranno poi due collocamenti di Btp Italia che manterranno la stessa struttura vista nel 2012.
Per chi punta sui Btp quindi meglio andare su scadenze lunghe, 6-12 anni, che presentano maggiori potenzialità. I più prudenti possono accorciare le scadenze. Ma in questo momento è difficile optare per un Btp a 5 anni, con il rischio di forti fluttuazioni del suo prezzo, quando un tranquillo conto deposito a costo zero come YouBanking (che rimborsa anche il bollo) o Conto Arancio offrono di più. E non poco: il Btp 4,5% 01 feb 2018 ha un rendimento netto pari a 2,35% mentre i due deposito offrono il 2,8% netto (3,5 lordo). In ogni caso è da evitare una quota eccessiva del proprio portafoglio investita in titoli di stato italiani, e in generale in Italia.
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