I bassi rendimenti offerti attualmente dal mercato obbligazionario spingono molti piccoli risparmiatori a trovare soluzioni alternative. E’ evidente che tali alternative per avere un rendimento atteso superiore implichino anche l’assunzione di un rischio maggiore, e di questo bisogna essere sempre consapevoli.
Mi arrivano quindi richieste di valutazioni su titoli particolari, con emittenti rischiosi, o a lunga scadenza o espressi in valuta diversa dall’euro. Quest’ultimo è il caso più frequente visto anche la politica commerciale di alcuni emittenti che cercano di sfruttare come esca le cedole con alti tassi di interesse proponibili su titoli espressi per esempio in lire turche, rand sudafricano, dollaro australiano o neozelandese.
Banca Imi è uno di questi emittenti, e recentemente ha emesso due nuovi bond: Collezione tasso fisso dollaro australiano opera III (Isin IT0005026825) e Collezione tasso fisso lira turca opera III (Isin IT0005026833).
Come si vede dalla locandina, il primo, acquistabile per un minimo di 2.000 dollari australiani (circa 1.380 euro) ha durata di 5 anni (scadenza 17 giugno del 2019) e pagherà cedole annuali pari al 4,2 % lordo. Il secondo scadrà invece ha durata triennale (17 giugno 2017) e pagherà cedole annue lorde pari all’8,6 %. In questo caso l’investimento minimo è pari a 4.000 lire turche, sempre 1.380 euro circa.
Ma se in passato solo Banca Imi seguiva i bond in valuta estera, l’ulteriore calo di tassi e rendimenti spingerà le banche emittenti su emissioni in valuta estera per avere più appeal: Mps colloca un bond in dollari Usa e anche Banca Imi ripropone obbligazioni in dollari e uno in lire turche. Ma attenzione, oltre al rischio, al rendimento netto che considerando la diversa aliquota fiscale, spesso si avvicina ai titoli di stato italiani.
Convengono queste obbligazioni?
Quando si investe in questi titoli occorre sempre considerare, oltre ai classici rischi tassie emittente, il rischio cambio, elemento molto importante visto la maggiore volatilità dei cambi rispetto alle quotazioni delle obbligazioni. Sia le cedole ma soprattutto il capitale a scadenza (o alla vendita) verrà riconvertito in euro al cambio del giorno, e un eventuale apprezzamento dell’euro influirà negativamente sul rendimento delle obbligazioni.
Il tasso offerto dal titoli in dollari australiani è circa il 2 % annuo più alto dei Btp di pari scadenza. Una differenza trascurabile quando si parla di cambi. Basti pensare che il dollaro australiano ha perso il 6,4% (2,1% annuo) negli ultimi 3 anni (dopo anni di rivalutazione consistente, fino al 25%).
Il titolo in lire turche offre un rendimento nettamente superiore ma ovviamente correlato al maggior rischio della valuta. Valuta che nell’ultimo periodo ha perso notevolmente nei confronti dell’euro. Sulla Turchia pesa l’incertezza politica (le elezioni presidenziali si terranno ad agosto, anche se è probabile una riconferma di Erdogan) e ultimamente anche la politica monetaria. Nonostante l’alta inflazione infatti, sotto le spinte politiche, la Banca Centrale Turca ha ridotto più volte i tassi di interesse al fine di aiutare la politica economica. Ma una tale tendenza spinge al ribasso la valuta turca. Difficile quindi fare previsioni, nonostante la lira abbia già perso molto.
Quando si investe in queste obbligazioni bisogna quindi essere consci del rischio. Non sono titoli da cassettista (acquisto e porto tranquillamente a scadenza) ma vanno monitorati costantemente, in particolare prestando attenzione alle notizie che possono influenzare l’andamento della valuta (soprattutto nel caso turco). Ovviamente poi, visto il rischio, solo una piccola quota del tuo portafoglio dovrebbe essere composta da obbligazioni in valuta. Ultimo appunto: confronta i rendimenti dei bond Imi con altri nella stessa valuta sia medesimo emittente sia di altri emittenti, in particolare quelli di Stato e di Banca Bei (su cui grava una ritenuta fiscale del 12,5% contro il 26% di Imi).
Per chi volesse investimenti più tranquilli, ma in grado comunque di offrire un ottimo rendimento a breve (intorno al 2,5% netto) consiglio di rileggere quanto scritto in questo articolo sulle polizze vita.