Dopo anni difficili, il 2025 segna il ritorno in grande stile dei mercati emergenti. L’indice generale ha guadagnato quasi +24% da inizio anno, battendo le azioni globali (+16,5%) e riaccendendo l’interesse degli investitori internazionali.
La combinazione di dollaro debole, tagli dei tassi d’interesse e rinnovata fiducia macroeconomica sta creando un contesto favorevole per chi cerca nuove opportunità di rendimento.
Perché investire nei Paesi emergenti nel 2025
Il quadro globale è cambiato. Le principali banche centrali, comprese quelle dei Paesi emergenti, stanno riducendo i tassi, sostenendo così crescita, credito e investimenti privati.
Allo stesso tempo, la debolezza del dollaro favorisce le economie fortemente indebitate in valuta USA, alleggerendo i conti pubblici e incentivando gli afflussi di capitale estero.
Per gli investitori, questo significa una cosa chiara: i mercati emergenti sono tornati a offrire un mix ideale di crescita economica e valutazioni ancora convenienti.

Asia, la locomotiva tecnologica del mondo emergente
L’Asia resta il fulcro della ripresa.
Oltre alla Cina, che continua a svolgere un ruolo di traino, sono Taiwan, Corea del Sud e India a rappresentare oggi le aree più dinamiche per chi vuole investire nella tecnologia e nell’intelligenza artificiale.
Le aziende di Taiwan e della Corea del Sud sono al centro della produzione globale di semiconduttori e componenti elettronici, fondamentali per l’AI, l’auto elettrica e la robotica.
Secondo analisti di T. Rowe Price, “l’espansione della catena globale dell’intelligenza artificiale apre nuove opportunità anche al di fuori degli Stati Uniti, premiando i player asiatici”.
In parallelo, l’India sta vivendo una trasformazione strutturale: crescita robusta, popolazione giovane, digitalizzazione e investimenti in infrastrutture la rendono oggi una delle nuove locomotive economiche del continente. I settori più promettenti? Consumi interni, tecnologia e servizi finanziari.
America Latina: Brasile in testa, ma occhio a Messico e Perù
Se l’Asia domina la scena tecnologica, l’America Latina brilla per stabilità e rendimenti.
Il Brasile guida la classifica con un +24% del suo indice Bovespa dall’inizio dell’anno, sostenuto da tassi reali ancora elevati e prospettive di allentamento monetario.
Con i tassi nominali al 15% e un’inflazione sotto controllo, la possibile riduzione del costo del denaro potrebbe generare un forte effetto leva sui mercati azionari.
Anche il Messico, grazie alla sua vicinanza commerciale con gli Stati Uniti e alla crescita dell’industria manifatturiera “nearshoring”, offre occasioni interessanti.
Più in ombra, ma con potenziale da scoprire, il Perù, che punta su infrastrutture portuali e logistiche per inserirsi meglio nelle catene globali del commercio.
Infrastrutture e transizione verde: i nuovi pilastri della crescita
Il futuro dei mercati emergenti si giocherà sempre più sulle infrastrutture.
Strade, reti ferroviarie, energia e logistica sono le fondamenta su cui poggerà la modernizzazione economica di Asia, America Latina e Africa.
Secondo abrdn Investments, entro il 2050 il fabbisogno infrastrutturale globale supererà i 43.000 miliardi di dollari.
Ogni dollaro investito in infrastrutture pubbliche può generare ritorni economici fino a tre volte superiori, con benefici diretti per occupazione, produttività e commercio internazionale.
La transizione energetica è un altro motore chiave: progetti su rinnovabili, reti elettriche intelligenti e mobilità sostenibile stanno attirando flussi crescenti di capitali esteri verso economie in rapida evoluzione come India, Indonesia e Brasile.
Come investire oggi nei mercati emergenti
Per chi guarda al medio-lungo periodo, i mercati emergenti rappresentano una diversificazione strategica.
Le opportunità si concentrano soprattutto su:
- ETF sui mercati emergenti (broad o tematici)
- fondi azionari attivi specializzati in Asia, America Latina o Africa
- investimenti diretti in settori chiave: tecnologia, energia pulita, infrastrutture e consumi interni.
Gli esperti consigliano di puntare su un approccio graduale e diversificato, privilegiando Paesi con politiche economiche credibili, stabilità politica e riforme strutturali in corso.
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