I mille volti dell’Africa. «Il Sud-Africa è una storia a sé nel continente tanto da essere trattato da qualcuno al pari dei Bric. Poi c’è un’Africa del Nord in cui Egitto e Marocco sono già negli indici dei Paesi emergenti e gli altri Paesi sono catalogati come mercati di frontiera; e infine l’Africa Sub-sahariana, dove a parte Nigeria e Kenya che sono mercati di frontiera, per il resto il concetto di investimento si focalizza principalmente in forme differenti rispetto ai mercati azionari, non facilmente accessibili per il piccolo risparmiatore». L’Africa non è una sola, vediamo le opportunità di investimento presenti nel Continente nero.
Dunque, il Sud-Africa è senza dubbio l’economia più evoluta e anche più sicura. È un mercato dove le contraddizioni sono particolarmente marcate, perché se per certi aspetti ha caratteristiche da Paese sviluppato, con simili livelli di penetrazione di alcuni beni e servizi e con un mercato azionario particolarmente sviluppato in termini di regolamentazione, liquidità e corporate governance, l’ancora elevato livello di disoccupazione e di povertà, con bassissimo livello di istruzione di questa ampia fetta di popolazione, che rimane un retaggio del passato, costituiscono rilevanti problemi strutturali; problemi di difficile risoluzione considerando il fatto che il livello medio dei salari è già fin troppo elevato per favorire gli investimenti stranieri bisognosi di manodopera a basso costo, non permettendo pertanto di seguire lo stesso percorso di crescita di altri Paesi emergenti. Nonostante ritengo che il Sud Africa necessiti di importanti cambiamenti strutturali per raggiungere un elevato potenziale di crescita, ha delle caratteristiche che lo rendono sicuramente interessante come investimento azionario: da sempre trattato come mercato difensivo, e di questi tempi non guasta, è l’accesso più sicuro alla storia di crescita africana sia in quanto centro di commercio del continente che per l’esposizione delle società del listino agli altri paesi dell’Africa. Le valutazioni del mercato azionario del Sud Africa sono attualmente interessanti. Più vulnerabile alle vicende attuali è l’andamento della sua valuta.
Ma è l’Africa sub-sahariana l’investimento con più potenzialità di rendimento, anche se ovviamente il rischio sale. Nel caso di listini azionari, nella maggior parte dei casi si parla di mercati poco coperti da ricerca e molto poco liquidi, con grosse inefficienze e significativi mispricing. L’area in questione è particolarmente esposta al rischio politico. Sono Paesi caratterizzati da elevata instabilità politica, corruzione, debole governance e livello di povertà e soprattutto da un elemento di rilievo che li rende particolarmente volatili, ossia la bassa diversificazione delle economie e delle società quotate per la forte dipendenza dalle materie di base e petrolio. Materie prime che sono state fonte di crescita nell’ultimo decennio, sia per effetto del prezzo sia per l’interesse dimostrato da Paesi affamati come la Cina, ma che sono state anche elemento di debolezza e vulnerabilità, per cui si parla di «maledizione delle materie di base».
E poi c’è un altro mondo ancora, nell’Africa del Nord. Certamente sì, ma valgono considerazioni simili per l’elevato rischio politico e per le potenzialità di crescita. Ritengo che in questo momento di elevata avversione al rischio, con materie di base e petrolio particolarmente sotto pressione, non sia la scelta più opportuna quella di puntare sui mercati più speculativi dell’area, anche se per gli stessi rischi politici la correlazione con i mercati globali è particolarmente bassa. L’area in generale, rappresenta un investimento a rischio particolarmente elevato. Pertanto necessario più che mai un approccio bottom-up che tenga conto soprattutto di rischi politici e valutari che in molti casi ritengo di molto lenta e complicata risoluzione. Sicuramente il Sud Africa è la scelta più difensiva anche se conmeno potenzialità di crescita.
Dove si trova il valore, dal punto di vista settoriale? Come anticipato, il Continente in generale è fortemente dipendente da materie di base e petrolio, pertanto l’andamento dell’ultimo decennio ha consentito un miglioramento dell’andamento economico e conseguentemente del reddito pro-capite. Questo passaggio, come nel caso di altre realtà emergenti in altri continenti, rappresenta un punto di svolta per i consumi che unito al favorevole fattore demografico in Africa, crea del valore per il settore dei consumi di base e ciclici. Similmente il settore della telefonia mobile costituisce una buon modo di cavalcare i cambiamenti nelle «abitudini di consumo ». Più rischiosi ma le migliori proxy dell’andamento economico sono il settore bancario e delle infrastrutture (necessarie in un contesto di urbanizzazione). Tuttavia è difficile generalizzare, se non per il fatto che negli indici africani considerati in modo aggregato rimane molto forte il peso del settore delle materie di base e in generale l’andamento di ciascun mercato rimane fortemente in balia dell’andamento dei loro prezzi e delle specifiche vicende politiche. Il percorso è ancora molto lungo e complicato.