Quando si fa riferimento ai BTp Valore, l’attenzione si dirige inevitabilmente verso le due emissioni record dello scorso anno, che hanno raccolto complessivamente 35,38 miliardi di euro tra giugno e ottobre, con quasi 1,3 milioni di contratti distribuiti equamente tra l’inizio della primavera e la replica in autunno. Tuttavia, questi eventi passati non fungono da benchmark per valutare i risultati della nuova offerta. La ragione è che tali appuntamenti non hanno un obiettivo prefissato ufficiale, e il Tesoro ora mira a consolidare il suo rapporto con le famiglie su un orizzonte di medio-lungo termine, in cui i risparmiatori domestici svolgono un ruolo chiave nella diversificazione della clientela di Via XX Settembre. Si tratta di una maratona, non di uno sprint, che il Tesoro deve affrontare mantenendo ritmi di emissione elevati mentre i riacquisti dell’Eurosistema si riducono ai livelli di fine 2023. Attualmente, il 13,4% del debito vale 303 miliardi, 79 in meno rispetto a quanto detenuto dalla stessa platea oggi.
Guardando indietro, si osserva che nei periodi più remoti, i piccoli investitori e simili hanno avuto un ruolo ancora più rilevante nel possesso del debito italiano, raggiungendo quasi un terzo nel tardo 1990. Sebbene la situazione attuale sia incomparabile, i numeri indicano margini di crescita ancora presenti. La rinnovata preferenza degli italiani per i titoli del loro debito pubblico è in gran parte attribuibile ai rendimenti reali favorevoli, beneficiati anche dal trattamento agevolato riservato dal Fisco.
L’entusiasmo è stato sfruttato per espandere l’offerta su misura per il retail, incentrata sulla famiglia di bond intitolata al “Valore”, con l’aggiunta di altri appuntamenti quest’anno, inclusi i probabili “vecchi” BTp Italia. Tuttavia, il mercato domestico è solo uno degli ambiti in cui il Tesoro agisce, utilizzando un mix di rischio e rendimento particolarmente vantaggioso, come evidenziano i volumi enormi di domanda che hanno accolto le prime due operazioni sindacate di quest’anno a livello internazionale. Questi numeri sono in linea con le imponenti emissioni programmate, destinate principalmente a replicare il record di 516 miliardi complessivi collocati l’anno precedente. Per un grande venditore, occorrono molti clienti, e questo rimane evidente.
Gli investimenti nei due BTp Valore del 2023 hanno rappresentato tappe essenziali nella risalita dei titoli di Stato nei portafogli degli italiani, contribuendo a cambiare la geografia dei collocamenti del debito pubblico. Secondo i dati più recenti della Banca d’Italia, a novembre scorso, famiglie e imprese non finanziarie italiane detenevano 382,6 miliardi di euro sotto forma di BTp e affini, ovvero un aumento di 123,2 miliardi rispetto all’anno precedente.
Gli acquisti più veloci da parte dei piccoli investitori domestici rispetto alle emissioni complessive sono evidenziati dal fatto che la loro quota di possesso è salita dal 9,4% al 13,4% nello stesso periodo. Mentre il debito totale in termini nominali cresceva del 3,45%, la quota detenuta dagli “altri residenti” aumentava del 47,5%, segnando una crescita senza precedenti da decenni. Per trovare una quota simile di debito pubblico nelle mani degli investitori domestici non finanziari, bisogna tornare ad aprile del 2015, quando il debito italiano ammontava a 2.264 miliardi, quasi 600 miliardi in meno rispetto al presente.