L’inflazione italiana è ai minimi storici degli ultimi 4 anni, e ha toccato lo 0,6% a novembre 2013, mentre quella europea è poco sopra allo 0,9%. Conviene quindi ancora investire nelle obbligazioni collegate all’indice dei prezzi come i Btp Italia o i Btpi?
E’ probabile che l’inflazione continuerà a rimanere bassa, vista la crisi e la scarsa domanda di consumi. In particolare in Italia. Ma quando si investe in titoli collegati all’indice dei prezzi, l’inflazione è spesso solo una componente del rendimento. Inoltre bisogna ovviamente considerare il livello di tassi generale presente sui mercati finanziari.
E partendo da questi presupposti, questi investimenti rimangono competitivi. Il BTp inflation linked Eu ha un breakeven intorno a 0,7% (il breakeven è il livello di inflazione che consente al titolo di offrire il medesimo rendimento del Btp di pari scadenza). Quindi ancora leggermente inferiore all’inflazione attuale dello 0,9%. Un aumento futuro dei prezzi renderebbe ancora più conveniente il titolo, anche se c’è sempre il rischio di uno scenario deflazionistico (ma a quel punto i problemi sarebbero pesanti per l’economia).
I Btp Italia invece offrono una cedola reale base prima dell’inflazione poco inferiore a quello dei titoli nominali (Btp). Questo significa che il BTp Italia conviene anche se l’inflazione è di poco positiva (per i Btp legati all’inflazione italiana non si parla di breakeven perché la struttura è diversa dai Btp, ma di differenziali dei tassi di rendimento a scadenza.
Un esempio: il BTp Italia 22/04/2017 rende solo lo 0,3% meno del BTp 1/5/2017, basta quindi un indice di inflazione dello 0,4% per far pendere la bilancia a favore dei primi.