L’inizio del 2022 sui mercati azionari è stato un brusco risveglio per molti investitori. Aumenta la volatilità ma soprattutto l’incertezza, con costanti correzioni dei listini americani e europei.L’inizio anno è stato addirittura uno dei più negativi dal 1929.
La sensazione è che il rialzo senza sosta dei mercati azionari post pandemia abbia anestetizzato chi investe. Disabituandolo alle dinamiche dei saliscendi. Le dinamiche vanno sempre viste in un’ottica più ampia per evitare di fare scelte avventate. Quando i mercati finanziari iniziano a scendere, purtroppo molti investitori si impauriscono e vendono ed è un grande errore che deriva dalla mancanza di una seria pianificazione. Eppure investendo correttamente e diversificando rischio sistematico, qualsiasi minusvalenza è sempre temporanea e sempre recuperabile. Il passare del tempo è il miglior alleato di chi investe e sopra i 10 anni si ha il 94% di probabilità (parliamo si intende di mercato americano, non certo quello italiano), quindi la quasi totalità, di avere un rendimento positivo.
Ci sono fasi di mercato favorevoli e meno favorevoli. Nel decennio 2000-2010 il rendimento medio annuo è stato molto deludente, ma questo nessuno può saperlo a priori. L’azionario è una delle componenti in portafoglio: ci sono poi le altre asset class da inserire in un’ottica di diversificazione che serve a mitigare i rischi e a controbilanciare le fisiologiche discese delll’equity.
Il fattore inflazione
Il primo obiettivo fondamentale degli investimenti finanziari: preservare il nostro capitale dall’effetto inflativo. I recenti fenomeni della gamification, delle criptovalute e di tutto quanto promette guadagni facili hanno un po’ alterato la percezione dei trend di mercato di lungo termine. Portare a casa una performance positiva reale nel tempo è un obiettivo non scontato ma oggi in molti tentano arricchirsi in breve tempo, spesso fallendo l’obiettivo primario e perdendo di vista ciò che conta finanziariamente nella vita. Analizzare e capire i vari mercati e soprattutto, secondo me, i loro recovery period, vale a dire il tempo necessario per recuperare i massimi precedenti sia per singola asset class che per intere costruzioni di portafoglio. Solo un portafoglio robusto ponderato con le asset class tradizionali e l’aggiunta sapiente per chi se ne intende (da escludere per gli altri) di commodity e i Reits (società immobiliari), consente di muoversi con maggiore tranquillità ed equilibrio proprio per diminuire i tempi di recupero delle immancabili periodiche e momentanee discese dei mercati.
Il fattore tempo è imprescindibile e resta il miglior alleato dell’investitore che ha obiettivi chiari da portare a termine. Le discese dai massimi sui mercati, che in gergo si chiamano drawdown, sono inevitabili. Si possono solo limitare con portafogli ben diversificati esponendosi a rischi sopportabili in base al proprio profilo. Tra i portafogli diversificati le strategie che hanno evidenziano una bassa volatilità e perdite più contenute sono l’all weather portfolio di Ray Dalio e il Permanent portfolio di Harry Browne. Una perdita dai massimi intorno al 10% e rendimenti annualizzati intorno al 7%. La logica è simile. Una ripartizione in quattro tra bond Usa a breve e lungo, azioni Usa e commodity. Questo modello ha tratto vantaggio da 30 anni di tassi in discesa e ottime performance dei bond. Oggi il quadro è mutato ma i bond rappresentano sempre un asset imprescindibile in qualsiasi portafoglio.
L’ultimo ribasso dei mercati è stato determinato da un rialzo dei tassi reali statunitensi a seguito di un atteggiamento molto meno accomodante da parte della Fed. Si potrebbe obiettare che si tratta ancora di tassi reali molto bassi che lasciano poche alternative all’investimento azionario se non si vuole perdere in termini di potere d’acquisto. Ma i mercati spesso guardano alla velocità delle variazioni più che ai livelli assoluti e questa rapidità nel rialzo dei tassi reali ha spaventato gli investitori.
Per un investitore privato il consiglio è quello di formulare un proprio metodo di investimento che gli consenta di seguire poche semplici regole senza rischiare di essere travolto dall’emotività nei momenti di panico. L’obiettivo di lungo periodo è quello di sbagliare il meno possibile più che cogliere tutte le opportunità che si presentano. L’errore frequente è quello di uscire proprio quando si presentano le buone occasioni di acquisto. È per questo che è meglio avere un piano formulato a priori. L’orizzonte minimo di investimento dipende dalla situazione e dagli obiettivi dell’investitore ma sotto i 5 anni non si può andare. In genere i mercati azionari tendono a salire nel lungo periodo, quindi un giovane che ha dei risparmi dei quali non ha bisogno può permettersi un livello di rischio maggiore.
Ricordo infine che rimane fondamentale ridurre i costi di investimento. Operare magari per pigrizia con la banca sotto casa che ancora attua commissioni di negoziazione old style, a volte pure facendo pagare commissioni di custodia che risalgono al secolo scorso, è perdente.