Al momento la curva dei tassi italiani va da meno di zero (fino alle scadenze quadriennali che sono a rendimento negativo) a circa 1,5% per i titoli che scadono tra quasi mezzo secolo. Il decennale, il titolo simbolo e quindi quello su cui si misura lo spread, viaggia intorno a +0,50% mentre la differenza di rendimento con il Bund di paragonabile scadenza è sotto i 100, livello che non si vedeva da cinque anni.
Questa curva serve ad illustrare a chi investe in titoli di Stato, o in altri strumenti obbligazionari, che, come accade nella gestione degli investimenti in titoli azionari, non è obbligatorio mantenere in portafoglio fino alla naturale scadenza i titoli a suo tempo acquistati.
Facile dirlo dopo che i prezzi hanno mostrato il loro cammino, si potrebbe pensare. In realtà, l’obiettivo è quello di fissarsi una strategia. Un modo di investire che non è nè semplice nè alla portata di tutti. E che richiede, meglio chiarirlo, la voglia e la possibilità di seguire i titoli, oltre ad una capacità di rischiare superiore a quella richiesta a chi fa (in tempi diversi da quelli attuali) il cacciatore di cedole obbligazionarie.
La regola generale è puntare sui movimenti del prezzo. Da qui in poi potremmo assistere ad una nuova discesa dello spread (anche molto sotto i 100 avvicinandosi allo spread spagnolo) e quindi del rendimento, quando l’eventuale insediamento del nuovo governo sarà più certo. Poi, tutte le volte che si presenterà un ostacolo, scenderanno i prezzi e saliranno i rendimenti.
Il momento attuale, se è vero che la partenza dell’esecutivo Draghi farà scendere ancora lo spread come ritengono molti analisti, potrebbe quindi essere una delle finestre di saldo da considerare. Per chi è dentro quindi conviene attendere che l’esecutivo entri pienamente in funzione. Chi è fuori può puntare ad entrare ma sui titoli a lunga scadenza, almeno 30 anni, per ottenere utili in conto capitale. Ripeto: operazione rischiosa e che richiede di seguire i mercati, soprattutto per chi entra ora. Chi è già dentro invece dovrebbe già godere di guadagni e esser più tranquillo. Ma un ulteriore ribasso dei tassi potrebbe esser l’occasione per vendere, inutile portare a scadenza titoli che hanno rendimento minimo o negativo.