I Pir sono l’ennesimo strumento utilizzato dalle banche per attirare l’investitore verso prodotti costosi. In questo caso con la complicità dello Stato che ha defiscalizzato questi strumenti con regole complicate fatte apposta per evitare il fai-da-te (come avviene con grande successo nel Regno Unito). Inoltre, come rilevato da diverse analisi, i benefici fiscali dei Pir vengono facilmente annullati dai costi dei fondi proposti da banche e SGR. Infatti il risparmio fiscale, pari al 26% dei guadagni, in una situazione normale di mercato (comunque in crescita) non copre le esose commissioni dei fondi.
Al momento l’investitore che volesse comunque beneficiare dei vantaggi fiscali ha a disposizione alcune alternative più economiche. Riprendo un articolo nell’ultimo numero di Plus, l’inserto del sabato del Sole 24 ore, che le descrive.
I Pir fai da te
“Non solo fondi comuni e polizze. I vantaggi fiscali offerti dai Piani individuali di risparmio (Pir) possono essere colti anche con un semplice deposito titoli o con una gestione patrimoniale. Almeno sulla carta.
In pratica solo tre intermediari (Directa Sim, Invest Banca e Fides Fiduciaria) consentono ad oggi ai loro clienti di mettere Etf, azioni, bond e altri strumenti all’interno di un deposito titoli e cogliere l’opportunità di non pagare, in primis, la tassa sul capital gain realizzato con l’investimento se detenuto per almeno 5 anni.
Neanche le precisazioni del Tesoro dell’ottobre scorso e quelle successive dell’Agenzia delle Entrate (Circolare 3/E/ del 26 febbraio 2018), che hanno consentito una più libera movimentazione dei titoli all’interno dei conti Pir compliant, hanno indotto altri operatori a offrire i Pir in regime di risparmio amministrato.
In entrambi le occasioni è stato chiarito che, a determinate condizioni, è possibile movimentare i titoli anche all’interno dei conti titoli e delle gestioni patrimoniali Pir compliant. In particolare in caso di cessione di titoli qualificati prima del quinquennio, tutto il ricavato della vendita deve essere reinvestito (guadagno incluso) in titoli della stessa categoria entro 90 giorni dal momento in cui è stato effettuato il rimborso. Il reinvestimento del guadagno conseguito con la cessione, però, non va considerato “nuovo investimento” ai fini della verifica del rispetto dei limiti previsti di 30mila euro l’anno e 150mila euro complessivi.
L’iniziale interpretazione letterale della norma, invece, concedeva solo al gestore di fondi comuni la facoltà di vendere e comprare i titoli facendo trading quotidianamente. Nonostante questa apertura, però, al momento gli intermediari preferiscono offrire ai clienti fondi e polizze Pir della “casa” che garantiscono l’incasso di più laute commissioni.
Novità Wilbur Money e gli Etf Pir compliant
In settimana una nuova realtà, Wilbur Money, ha lanciato la propria offerta di portafogli modello Pir compliant. Soluzioni d’investimento che offrono un pacchetto tutto incluso, attraverso una partnership con Directa Sim. I portafogli vengono costruiti e movimentati da un team guidato da Enrico Malverti e Sergio Piovini, utilizzando in primis Etf.
A tal proposito va ricordato che gli Etf Pir compliant possono essere utilizzati dal piccoli investitori solo all’interno di conti amministrati Pir compliant. Diverse banche consentono di aprire depositi titoli Pir compliant su cui appoggiare i fondi comuni con la precisazione, però, che sono ammesse solo quote di Oicr di cui la banca sia collocatrice. Molto spesso solo i propri fondi. Ma anche gli Etf sono Oicr, ovvero Organismi di investimento collettivo del risparmio. E se la banca concede all’investitore la possibilità di negoziarli, dovrebbe anche consentire di appoggiarli sui conti Pir conformi”.