Il 4 marzo 2018 si vota. Siamo ormai già in piena campagna elettorale e si sprecano le promesse elettorali che non tengono conto di un debito pubblico in profondo rosso e della mancanza di copertura finanziaria. E la domanda che un risparmiatore deve porsi è: dove prenderà le risorse il prossimo governo? C’è il rischio di una nuova tassa patrimoniale?
Al momento la patrimoniale in Italia c’è già (anche se sottaciuta) ed è l’imposta di bollo dello 0,20% sul deposito titoli (34,2 euro fissi invece sui conti correnti). Un’imposta molto onerosa visti i rendimenti di obbligazioni, titoli di stato e conti deposito di questo periodo. Esplicitamente a favore di una nuova patrimoniale (che potrebbe colpire tutti i beni materiali e immateriali come case, titoli, imprese etc.) c’è solo la formazione di sinistra. I Cinque Stelle, che ne sono stati fautori in passato, al momento non si esprimono. Ma è evidente che in fase elettorale difficile si parli di tasse, mentre di fronte alla realtà e alla necessità di dar seguito ad alcune promesse, occorrerà trovare soldi.
Il pericolo è che al posto di una patrimoniale vera e propria se ne introducano alcune non dichiarate, come è per l’appunto l’imposta di bollo sul dossier titoli.
Il rischio principale è la reintroduzione dell’imposta sulla prima casa che nel tempo è cambiata spesso in modalità e denominazione (Ici, Imu, Tasi). E’ una manovra che richiederebbe poco tempo visto che è già stata attuata negli scorsi anni. E si potrebbe accompagnare da una revisione dei valori del Catasto che colpisca maggiormente i beni, anche le seconde case ancora oggi soggette alla patrimoniale.
Si è poi parlato spesso in Italia di aumentare la tassazione sulle successioni. Di fatto sono tutti favorevoli eccetto il centrodestra. Con la scusa che in altri Stati questa imposta è superiore, già in questa legislatura c’era una proposta di legge per allinearsi ai valori europei (con simultaneo abbassamento delle franchigie e innalzamento delle aliquote per le varie categorie di eredi). Come al solito in Italia ci si vuole allineare solo nei benchmark europei sfavorevoli, tralasciando il fatto che la tassazione complessiva per la classe media è il doppio di quella europea.
Nell’ultima finanziaria era stata inserita, e poi all’ultimo eliminata essendo ormai in vista delle elezioni, l’imposta di bollo sulle polizze vita di ramo I, quelle rivalutabili a capitale garantito. Probabile che si torni a rispolverarla.
Così come, soprattutto se i tassi tornassero a salire, potrebbe venire meno l’aliquota agevolata del 12,5% sui titoli di stato e affini.
C’è poi chi discute di rivedere l’imposta di bollo fissa sui conti correnti per parametrarla alla liquidità detenuta, anche in considerazione dell’enorme liquidità conservata sui c/c dagli italiani che non sanno più dove investire visti i tassi ridotti dei titoli di stato e conti deposito.
I rischi quindi, al di là di una patrimoniale vera e propria, sono reali e diversi. Sconsiglio di puntare sui Bitcoin che al momento rappresentano una speculazione ma non certo un modo per tutelare il patrimonio familiare. Più semplice ricorrere ai tradizionali ma sempre validi metodi del conto in Svizzera, oro o diamanti per tutelare almeno una parte del capitale.