Riporto di seguito un articolo del Sole 24 Ore sulle multe dell’Antitrust alle banche e società coinvolte nella vendita di diamanti in banca. L’investimento in diamanti è un tema che ho già affrontato sul blog, in particolare con l’aiuto di Mirko Quaranta che, già tre anni fa, metteva in guardia dall’acquistare queste pietre preziose presso gli Istituti di credito. Se vuoi saperne di più su questo affascinante settore, ti consiglio la lettura della guida Investire in Diamanti.
“Cos’hanno in comune lo “schema” inventato da Charles Ponzi e quelli poi riproposti, con varie modifiche, da Giovanni Battista Giuffrè, Giorgio Mendella, Bernard Madoff, Adel Dridi? Alcuni fattori chiave: le promesse di guadagni da operazioni finanziarie documentate in modo poco chiaro, rivolte a investitori scarsamente competenti e legate a una singola offerta. Soprattutto, la circostanza (sconosciuta ai sottoscrittori della proposta) che il rendimento dell’operazione, ottenuto al momento del disinvestimento, sarà pagato da altre vittime, subentrate nel frattempo.
Quand’è che questi “schemi” esplodono, rivelando la loro vera natura? Quando viene a mancare la liquidabilità dell’investimento, perché cessa il flusso di nuovi aderenti che rende impossibile saldare le domande di disinvestimento. Questo avviene quando le richieste di rimborso, i flussi in uscita, superano in modo imponente e irrimediabile i nuovi ingressi, i flussi in entrata. Le cause possono essere diverse: l’originario “schema Ponzi” fu messo a nudo da una serie di articoli del Boston Post, mentre il crack della società di investimenti di Madoff fu innescato dal tonfo dei mercati finanziari seguito al fallimento della Lehman Brothers. In tutti i casi è la stessa natura “piramidale” dello schema, propria delle organizzazioni di marketing multilivello, che ne assicura il successo iniziale ma ne decreta presto o tardi l’inevitabile tracollo.
C’è un passaggio identico che ricorre in entrambe le relazioni con cui il 30 ottobre l’Antitrust ha sanzionato come «gravemente ingannevoli e omissive le modalità di offerta dei diamanti da investimento» con le quali Intermarket Diamond Business e Diamond Private Investment, i due principali broker nazionali di pietre preziose, negli anni hanno collocato le gemme a oltre 100mila risparmiatori per oltre 2 miliardi «anche attraverso le banche con le quali operavano: UniCredit e Banco Bpm (per Idb), Intesa Sanpaolo e Banca Mps (per Dpi)». Eccolo: «La liquidabilità certa e redditizia dell’investimento in diamanti attraverso il ricollocamento alle quotazioni indicate è possibile solo in presenza di una domanda di acquisto per le pietre vendute stabilmente superiore alle richieste di vendita ai prezzi pubblicati – circostanza che nulla ha a che vedere con l’andamento della domanda e dell’offerta mondiali. Tale condizione può verificarsi solo a condizione che un numero sempre crescente di consumatori sia indotto, sulla base delle informazioni fuorvianti e non trasparenti fornite al momento della proposta, all’acquisto dei diamanti offerti a un prezzo ampiamente divergente dal valore di riferimento al dettaglio».
L’Antitrust ha deciso sanzioni severe: 9,35 milioni quelle al canale Idb (2 milioni al broker, 4 a UniCredit e 3,35 a Banco Bpm) e 6 milioni quelle al canale Dpi (un milione al broker, 3 a Banca Intesa, 2 a Mps). La magistratura intanto indaga per truffa e sicuramente acquisirà le relazioni dell’Autorità. Sin dal 22 novembre 2014, quando le offerte di Idb e Dpi andavano a gonfie vele, questo settimanale per primo in Italia ha messo in guardia i risparmiatori: oggi in migliaia non riescono a rivendere le pietre ai prezzi di Idb e Dpi perché quei valori “autoprodotti” sono fuori mercato. Al comparto dei diamanti, lo ribadiamo, serve una legge che tuteli i risparmiatori, come avvenuto per l’oro”.
Qui si chiude l’articolo. Termino con un breve commento di Mirko: “Il Sole 24 Ore e altri giornali oggi prendono le difese dei risparmiatori quando i buoi sono ormai scappati dalla stalla. Per anni questi intermediari e le banche hanno venduto diamanti a prezzi gonfiati sfruttando una sorta di schema Ponzi. Sono completamente d’accordo con l’articolo, peccato che per anni il Sole abbia ospitato pubblicità (sotto forma di quotazioni dei diamanti) di questi intermediari e si sia ben guardata dal mettere in guardia gli investitori che si trattava di pubblicità, non di prezzi reali, come queste società facevano credere sfruttando il prestigio del giornale economico. Non parliamo poi di Repubblica e di altri quotidiani nazionali che in passato, più volte, hanno ospitato questi intermediari pubblicando finti articoli (di fatto promozionali) dove con la scusa dell’intervista per parlare dei diamanti, si faceva pubblicità senza mettere minimamente in dubbio le parole degli intervistati”. Per ulteriori informazioni, ti rimando alla guida.