Recentemente mi è capitato di leggere le statistiche relative alle sottoscrizioni dei buoni fruttiferi postali. Sono rimasto sorpreso dal fatto di vedere quanti italiani sottoscrivano questi titoli: nel 2010 la raccolta netta (differenza fra sottoscrizioni e rimborsi) è stata pari a 7,78 miliardi di euro, una cifra enorme. Complessivamente al 31 dicembre 2010 c’erano 110
miliardi di € investiti in buoni postali e la somma è sicuramente cresciuta nel corso del 2011.
Gli italiani investono in questo strumento perché lo percepiscono sicuro e affidabile. Ma è anche una questione di abitudine che porta a lasciar i soldi depositati in strumenti semplici e conosciuti.
Ma i buoni offerti dalle Poste convengono? Facciamo due calcoli…
Rendimenti dei buoni fruttiferi postali
Ci sono diverse tipologie di buoni. Il più diffuso è di gran lunga quello Ordinario: su 110 miliardi di stock 75 sono in buoni ordinari. Anche per raccolta netta questo prevale: 4,7 miliardi su un totale di 7,8. Insomma, 2 buoni su 3 sono di tipo Ordinario.
I Buoni Fruttiferi Postali Ordinari sono un investimento a tasso crescente con una durata lunga, fino ad un massimo di venti anni. Per ogni anno è fissato un tasso nominale, tasso che come indicato sale con il periodo di possesso. La scadenza è 20 anni ma si può chiedere in qualsiasi momento il rimborso anticipato ottenendo il capitale più gli interessi netti maturati (attenzione però che se chiedi il rimborso prima dei 12 mesi ottieni il solo capitale).
I rendimenti sono ben rappresentati dalla tabella recuperata dal sito di BancoPosta. Nella prima colonna è indicato il periodo, nella seconda colonna il tasso per ogni singolo anno, nella terza e ultima colonna il rendimento effettivo lordo progressivo. Per esempio se si detiene il buono ordinario per 3 anni, il 3° anno si avrà un rendimento pari a 1,95% e complessivamente nel triennio si sarà ottenuto un rendimento medio lordo pari a 1,65%.
Guardando i tassi di interesse offerti si nota che sono molto limitati. Nei primi anni il buono non è in grado di proteggere nemmeno dall’inflazione, addirittura considerando un tasso di inflazione attuale el 2,7%, solo il 10° anno il buono renderebbe di più.
Ma il confronto non regge con altri strumenti di investimento a breve termine. In particolare con i conti di deposito che oggi offrono per vincoli a 12 mesi tassi fra il 4 e il 4,20%. E’ facile vedere come questi rendimenti saranno ottenuti solo dopo 15 anni con il Buono, ma soprattutto come dopo 20 anni questi avranno dato un rendimento lordo del 3,24%, di molto inferiore a quello che si può ottenere tranquillamente con qualsiasi conto di deposito.
Conclusioni: c’è di meglio dei buoni postali
Investire nei buoni ordinari quindi non conviene, anzi si perde pure in potere di acquisto. Lo stesso dicasi per i Buoni a 18 mesi o quelli dedicati ai minori. Discorso diverso va fatto per quelli indicizzati all’inflazione su cui invece può valere la pena investire una parte del proprio portafoglio. Ma in generale per il breve periodo consiglio i conti di deposito, confrontando periodicamente le proposte migliori sul mercato. Evita invece i buoni ordinari o a 18 mesi.
Ti chiederai: ma perché molti italiani investono i loro risparmi in questi prodotti delle Poste? Avremo modo di parlarne spesso su questo blog, si tratta di un classico errore studiato dalla finanza comportamentale. In generale ci si affida a ciò che si conosce e per abitudine (e pigrizia) si evitano confronti con altri strumenti perché implicherebbero uno sforzo che non si vuole fare.