La disciplina di bilancio premia, interrompendo una tradizione ventennale e portando a sette le promozioni ottenute sui titoli di Stato nell’anno in corso. Il BTP decennale stabile a 3,46% nonostante i mercati internazionali in calo.
Una notizia che, pur giungendo dopo una serie di promozioni già ottenute nel corso dell’anno, assume un valore “storico” per l’Italia: l’agenzia di rating americana Moody’s ha deciso ieri sera di innalzare il rating del debito pubblico italiano, portandolo a Baa2 (da Baa3) con outlook stabile.
L’upgrade, il settimo del 2024 per i BTp, ha due elementi di eccezionalità che lo rendono particolarmente significativo. Primo: per ritrovare un miglioramento nel giudizio di Moody’s sull’Italia è necessario risalire fino al maggio del 2002, ben 23 anni fa. L’allora rating fu migliorato con il secondo Governo Berlusconi e un debito pubblico sensibilmente inferiore (intorno al 106% del Pil contro i livelli attuali). Secondo: la decisione rompe una consolidata tradizione dell’agenzia, che solitamente fa intercorrere almeno dodici mesi tra due miglioramenti successivi, dopo che già a maggio l’outlook era stato alzato da stabile a positivo.
La Soddisfazione del Governo e le Ragioni della Promozione
La mossa di Moody’s è stata letta come un chiaro segnale di apprezzamento per la disciplina di bilancio portata avanti dall’attuale Esecutivo. Il Ministro dell’Economia, Giorgetti, ha accolto la notizia con soddisfazione: «Siamo soddisfatti della promozione di Moody’s», ha dichiarato a caldo, rimarcando che si tratta della «prima dopo 23 anni. Un’ulteriore conferma della ritrovata fiducia in questo governo e dunque nell’Italia».
A convincere gli analisti americani è stata soprattutto la traiettoria dei bilanci italiani. Gli sforzi hanno portato al riaffacciarsi di un avanzo primario (il saldo tra entrate e spese al netto degli interessi sul debito), che quest’anno è atteso allo 0,9% del Pil (circa 20 miliardi) e che punta all’1,9% nel 2028.
Questa dinamica virtuosa è resa possibile da un sentiero di riduzione del deficit, che resterà per un soffio sotto al 3% del Pil quest’anno ed è previsto scendere al 2,3% alla fine del prossimo triennio. Tali misure sono indispensabili per tenere la rotta di un debito che, sebbene registri ancora una crescita transitoria il prossimo anno (attestandosi al 137,4% del prodotto) a causa degli oneri dei crediti d’imposta del passato, è previsto avviare una discesa più marcata a partire dal 2027, portando il rapporto al 136,4% nel 2028.
Un altro fattore determinante per la fiducia dei mercati internazionali, e quindi dell’agenzia, è la prospettiva di un’uscita anticipata dalla procedura Ue per disavanzi eccessivi, che toglie la “gabbia da sorvegliato speciale” ai conti italiani, consolidando un pilastro di credibilità.
Un Anno da Record per i Rating Italiani
L’innalzamento del rating permette all’Italia di cancellare la sua posizione “eccentrica” nella scala di Moody’s. Fino a ieri, l’agenzia era rimasta l’unica a collocare il debito italiano nell’ultimo scalino dei titoli considerati sicuri (investment grade), a un passo dal girone del «non investment grade».
Con questa nuova pagella, si conclude un anno da record per le valutazioni internazionali dei titoli di Stato italiani, che ha visto una serie di ben sette miglioramenti complessivi nei giudizi. La catena di promozioni era stata avviata ad aprile da S&P Global Ratings (da «BBB» a «BBB+»), seguita a maggio da Moody’s con il miglioramento dell’outlook, e poi da Fitch (da BBB a BBB+ a settembre), Dbrs (che ha riportato la «A» low nel palmares italiano), Kbra e Scope a ottobre.
Sul fronte dei mercati, l’effetto immediato dell’upgrade ha visto il BTP decennale limare il rendimento a quota 3,46%, con lo spread rispetto al Bund sostanzialmente stabile sui 75 punti base. Una stabilità che risalta in una giornata e una settimana che hanno visto forti vendite e cali sui principali indici azionari e sulle criptovalute internazionali (dal Nasdaq all’Eurostoxx 50). In questo momento acquistare Btp a medio termine è risultato vincente nel quadro degli investimenti obbligazionari.