Nuova obbligazione dedicata ai piccoli risparmiatori (retail) per la Cassa depositi e prestiti dopo 4 anni dall’ultima emissione del 2019. Il collocamento partirà domani martedì 7 novembre 2023 per un ammontare complessivo di 1,5 miliardi di euro. Nessuna modifica quindi rispetto alle due emissioni precedenti nonostante si parlasse di 2 miliardi fino a qualche giorno fa.
Il collocamento delle obbligazioni durerà fino al 27 novembre, ma probabile che ci sarà una chiusura anticipata come già accaduto in entrambe le precedenti occasioni (non chiuderà comunque prima di lunedì 13, in caso di eccesso di domanda ci sarà un riparto). Successivamente dal 4 dicembre saranno negoziate sul Mercato Telematico delle Obbligazioni (Mot) di Borsa Italiana.
Caratteristiche e tassi obbligazione CDP
Il collocamento è dedicato al mercato retail per questo l’investimento minimo è di mille euro, pari al valore nominale di ciascuna obbligazione. Durata 6 anni, quindi scadenza novembre 2029, emissione alla pari.
Quanto agli interessi il bond sarà ancora un tasso misto. Per i primi tre anni tasso fisso al 5%, per i successivi 3 anni tasso variabile pari a Euribor a 3 mesi, maggiorato di un margine pari ad almeno lo 0,90% annuo. Il margine definitivo sarà fissato alla fine del periodo di collocamento. Fiscalmente l’obbligazione CDP è considerata come un titolo di stato pertanto gode dell’aliquota agevolata del 12,50 per cento.
Conviene il bond CDP?
Quando parliamo di tassi misti è sempre complicato valutarne la convenienza a differenza di un Btp Valore che poteva esser agevolmente paragonato al Btp di pari scadenza. Il motivo è che difficilmente sul mercato si trova qualcosa di comparabile senza mettere troppi se. Cerchiamo di fare alcuni paragoni.
Recentemente è stato emesso un bond Unicredit a tasso misto. Molto pubblicizzato grazie al fatto di offrire il 7,25% ma solo per i primi 3 anni. Poi, per altri 7 anni, tasso euribor 3 mesi senza spread (di fatto molto simile anche al titolo di Goldman Sachs pubblicizzato sui giornali, a dimostrazione che questa struttura va molto al momento). In sostanza rende 2,25% in più nei primi 3 anni e 0,90 in meno nei successivi 3. Il problema è che si tratta di un bond a 10 anni per cui c’è ancora un periodo di incertezza di 4 anni. Qui si nota subito uno degli elementi positivi del nuovo Cdp, che non è solo il tasso iniziale che può far gola (anche perché quello Unicredit è ben maggiore). Lo spread dello 0,90 su euribor è un buon margine rispetto a quanto presente sul mercato. Tra i due prodotti non c’è dubbio che sia migliore il CDP, a maggior ragione poi se guardiamo alla tassazione agevolata. Ricordo che migliore si intende con valutazione ante, nulla vieta che nella realtà tra 6 anni l’Euribor esploda come nell’ultimo anno e allora avrà fatto un affare chi ha preso Unicredit. Ma valutando i possibili scenari oggi è certamente preferibile CDP proprio per quel margine aggiuntivo (oltre che la scadenza più breve e la diversa fiscalità).
Confronto con il Btp
Passiamo ora al confronto con un prodotto a tasso fisso e non possiamo che prendere il Btp 3,85% dicembre 2029. Venerdì ha chiuso poco sotto la pari (99,4) con rendimento lordo del 4%. Qui la fiscalità e la durata sono identiche per cui entrano in gioco solo le previsioni sull’euribor. Per i primi 3 anni CDP vince sicuramente di un punto. Poi dipenderà tutto dal valore dell’Euribor, attualmente al 3,96%. Non ci sono certezze ma è altamente probabile che già nel secondo semestre 2024 il livello sarà inferiore. Ma nessuno può prevedere se ci sarà un brusco crollo da qui a 3 anni o si manterrà comunque a un buon livello. Se mediamente l’euribor rimane al 3% il rendimento medio del titolo sarebbe circa il 4,5%, quindi vincente rispetto al Btp. Il pareggio si avrebbe con un euribor al 2% come è facilmente intuibile (nel senso che il tasso del cdp sarebbe quindi 2,9% perdendo circa quel punto guadagnato nei primi 3 anni, che pesa di più perché è appunto temporalmente precedente).
Un euribor mediamente al 2% tra il 2027-2029 non è un’ipotesi aggressiva pertanto il titolo ha probabilità positive nel confronto con il Btp. Ma è evidente che siamo nel campo delle ipotesi, come già premesso in partenza. E’ quindi una scommessa ma non così pericolosa, ovviamente per chi è disposto a esporsi su scadenza 6 anni e su emittente Italia.
Cosa succederà se fra 3 anni l’euribor sarà sceso molto sotto questo livello? Sicuramente sarà perdente rispetto al nostro Btp. Ma attenzione, non è detto come molti pensano che la quotazione vada sotto 100. Perché a quel punto il titolo si confronterà con le nuove emissioni a 3 anni che avranno tassi anch’essi inferiori rispetto a oggi. Tutto dipenderà dalle aspettative, l’ipotesi peggiore è se ci saranno aspettative di ulteriori ribassi.
Tempi di emissione
Elemento d’attenzione sono i tempi di emissione. La domanda sarà alta e ritengo che chiuderà prima e con riparto. Il motivo sta soprattutto nell’offerta, nel senso che il titolo è collocato direttamente da alcune banche (chiedi alla tua, se è tra queste lo potrai sottoscrivere anche online) con Unicredit e Intesa come main partner. Saranno queste banche a spinger il collocamento per cui i tempi di chiusura dipenderanno anche da quando si attiveranno appieno.
Perché dico di far attenzione ai tempi? Perché come detto il collocamento potrebbe già chiuder lunedì 13 (nel caso sarà comunicato il giorno prima) per cui dovrai seguire le news se vuoi acquistarlo ma aspettare il più possibile. La negoziazione partirà solo il 4 dicembre. Ciò significa che potresti investire 3 settimane prima. E non sono poche. Non tanto perché in queste 3 settimane non prenderai interessi. Ma per il rischio tempo. Prendiamo il Btp citato sopra, ora quota 99,4 ma solo due settimane prima era sceso a 96,5. C’è quindi un elemento di rischio ulteriore da valutare, rischio che comunque può essere relativo se hai intenzioni di portarlo a scadenza o comunque tenerlo a lungo. C’è sempre poi l’ipotesi che CDP a fine collocamento alzi ulteriormente lo spread di 0,9%. Ma appunto questo è un altro se impossibile da prevedere.
Conclusione
In sintesi è un buon titolo che può esser inserito all’interno del tuo portafoglio per prender posizione sui tassi variabili a medio termine, che rappresentano per forza di cose una scommessa. Può valer la pena se sei propenso a un minimo di incertezza sul rendimento e hai già esposizioni sul tasso fisso e variabile. Se non vuoi incertezze e vuoi la cedola fissa o sufficientemente sicura, lascia stare. Non è un titolo che parte vincente come il Btp Valore e in generale non è questo che darà maggior valore al tuo portafoglio anche perché non potrai prenderne molti con il riparto.
E per fortuna ora sul mercato non manca la scelta, ci sono molte alternative più facili da valutare come i tassi variabili a breve o i fissi con scadenze più lunghe. Vale sempre la pena monitorarlo, come spesso accade i titoli a tasso misto, a maggior ragione se dedicati al retail, non sono sempre correttamente valutati dal mercato. La liquidità del titolo, salvo eventualmente i primi giorni di negoziazione, non sarà alta ma dovrebbe comunque esser sufficiente se consideriamo i precedenti.