Con la manovra finanziaria di agosto è stato aumentato il bollo sul deposito titoli. L’aumento avverrà in due fasi: il primo da subito a valere sul prossimo estratto conto del dossier titoli, il secondo dal 2013.
Come si vede dalla seguente tabella per importi fino a 50.000€ è stato mantenuto il vecchio bollo di 34,2€. Sono stati poi creati ulteriori tre scaglioni con importi da pagare crescenti.
E’ subito evidente come l’imposta sia progressiva ma non proporzionale. Pagherà infatti di più chi si trova appena oltre la soglia delle varie classi. Per questo se sei in questa situazione può essere opportuno ridurre il tuo portafoglio sul dossier al fine di entrare nello scaglione precedente.
Su cosa si calcola il bollo?
Quali strumenti finanziari rientrano nel conto titoli?
Ma il primo quesito è: quali titoli o strumenti finanziari rientrano nel dossier?
Rientrano sicuramente azioni, obbligazioni e derivati. Il conto titoli non è necessario per fondi (inclusi gli ETF), polizze, gestioni patrimoniali, pronti contro termine e conti deposito. Per i fondi d’investimento fanno eccezione i casi in cui la banca detenga il certificato fisico rappresentativo delle quote oltre alle quote di Etf e fondi, chiusi e immobiliari, quotati.
Questa la regola. Il problema è che per questioni di comodità o semplicemente tecniche alcune banche inseriscono nel deposito titoli anche strumenti che non lo richiederebbero, in particolare i fondi e i Pct. In questi casi puoi provare a chiedere alla tua banca di escludere tali prodotti anche se il risultato non è garantito.
Come conteggiare il valore dei titoli
Ma una volta stabilito quali titoli finiscono nel deposito, come calcolarne il controvalore? Il Decreto parla esplicitamente di valore nominale per cui dove presente si deve far riferimento a questo. E’ il caso per esempio di obbligazioni e azioni. Chiaramente questo porta a delle situazioni anomale, specie sulle azioni, in quanto il valore nominale può differire notevolmente dal valore di mercato. Altra anomalia è rappresentata dalle obbligazioni in default (Argentina, Parmalat etc) che hanno un valore nominale nettamente superiore al loro reale valore.
Per gli altri strumenti finanziari in assenza di valore nominale si deve far riferimento ad un eventuale valore di rimborso o in ultima istanza al valore di acquisto.
Il nuovo bollo si paga per ogni conto titoli. In caso di più dossier aperti sul medesimo intestatario presso la medesima banca, si sommano i controvalori per calcolare lo scaglione di applicazione.
Il controvalore si calcola nel momento di chiusura del periodo di rendicontazione. Per esempio sarà il 30 giugno e il 31 dicembre in caso di rendicontazione semestrale.
Come difendersi dall’aumento del bollo?
Per limitare i danni di questo aumento puoi adottare differenti strategie in base alla tua situazione. E’ evidente come poi le casistiche possano essere molteplici, ognuno deve esser in grado di farsi due calcoli. Riporto però come spunto alcuni esempi.
Unire i dossier
Supponiamo di avere due dossier, uno da 200.000 e l’altro di un importo inferiore a 300.000€. In questo caso è evidente che conviene unire i conti titoli. Lasciandoli separati si pagherà sul primo un’imposta di 240€ più il bollo sul secondo. Portando tutti i titoli sotto lo stesso cappello si pagheranno solo i 240€.
Dividere i conti titoli
Caso inverso invece è chi ha titoli per un controvalore di 200.000€ circa. Qui paradossalmente converrebbe suddividere su due dossier: nel primo caso si pagherebbero 240€ (780 dal 2013), nel secondo 140 (460 dal 2013). Ho usato il condizionale in quanto in questo caso vanno considerati gli eventuali costi di custodia titoli che possono anche superare i 100€ annui. Per questo consiglio le banche online che non fanno pagare queste spese. Si può anche aprire un dossier titoli con il semplice Conto Arancio risparmiando parecchio sulle spese.
Investire in strumenti finanziari esclusi dal deposito titoli
E’ evidente come per molti la strategia più semplice sarà quelli di investire in prodotti che non finiscono nel dossier. In particolare sono favoriti i conti di deposito, a maggior ragione ora che beneficiano di un’aliquota di imposta sugli interessi ridotta al 20%.
Infine un ultimo escamotage che sfrutta il fatto che il calcolo del controvalore avviene l’ultimo giorno del periodo di rendicontazione. Supponiamo che la prossima chiusura sia il 31 dicembre. Possiamo semplicemente vendere qualche titolo prima di tale data (almeno 5 giorni operativi prima per evitare l’effetto valuta) per ridurre il controvalore del dossier titoli per poi riacquistare ai primi di gennaio. Chiaramente vanno fatti due calcoli sui benefici (minore imposta) e svantaggi (costi per l’operatività).
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