Come riportato in una risposta su Plus24, le obbligazioni indicizzate all’inflazione sono dei titoli complessi che uniscono al legame all’indice dei prezzi il normale andamento dei titoli obbligazionair.
La dinamica di questi titoli è influenzata dalla stima dell’inflazione durante la vita dello strumento e i tassi di interesse utilizzati per attualizzare questi flussi che il possessore incasserà nel periodo. E’ importante segnalare come una delle variabili da monitorare sia la dinamica del tasso di interesse reale, ovvero la differenza tra il saggio nominale e l’inflazione attesa.
Il tasso reale a 10 anni per il titolo di Stato Usa era pari a -1,2% fino alla fine del 2021, mentre adesso è schizzato a -0,47%, facendo scendere quindi i prezzi dei bond indicizzati all’inflazione. L’omologo tedesco nello stesso periodo è salito da -2,2% a – 1,685%, mentre quello italiano è balzato da -0,6% a +0,2%. Come per i bond “tradizionali” l’aumento dei tassi di interesse fa scendere il prezzo di mercato dei titoli.
Un aspetto davvero rilevante, che spesso sfugge, è che l’aspetto importante da monitorare non è la dinamica dell’indice dei prezzi correnti ma il trend previsto per quelli prospettici. Quindi è determinante l’inflazione attesa e non solo quella corrente. Se andiamo ad analizzare l’inflazione negli Stati Uniti, per esempio, quella implicita prezzata dal mercato sulla scadenza a 5 anni era a novembre quasi del 3,4%, mentre attualmente è scesa al 2,9%. Quanto emerge è che la politica monetaria può essere influenzata anche solamente dalle dichiarazioni delle banche centrali. Quindi l’annuncio di una politica monetaria restrittiva (e aggressiva) riduce le aspettative di inflazione e quindi può deprezzare i titoli inflation linked.
È importante ricordarsi come il tasso di interesse reale sommato all’inflazione è uguale al tasso di interesse nominale (atteso). Da inizio anno il primo addendo è aumentato mentre il secondo si è ridotto. L’inasprimento monetario poco incide nell’inflazione corrente mentre ha la capacità di comprimere quella attesa. Se il BTp€i che scade tra 5 anni scontasse un’inflazione del 2%, il risparmiatore avrebbe bisogno di scommettere che la dinamica effettiva sia superiore a tale valore.
Una variabile da considerare, come sempre negli investimenti obbligazionari, è la durata finanziaria degli strumenti; più questa è elevata tanto più lo strumento sarà reattivo alla variazione dei tassi d’interesse attesi.