In un mercato caratterizzato da tassi in discesa e inflazione in normalizzazione, cresce l’interesse verso i Titoli di Stato italiani a lunga – e lunghissima – scadenza. Non parliamo soltanto di BTP a 10 o 15 anni, ma di strumenti che guardano a orizzonti remoti: 2050, 2067, fino al 2072.
Una categoria capace di offrire rendimenti superiori al 4% lordo, come nel caso del BTP 2072, e che sta attirando l’attenzione di un numero crescente di investitori.
Ma cosa significa davvero investire a così lunga scadenza? Quali sono le opportunità concrete e quali i rischi da conoscere prima di entrare?
Perché guardare ai BTP lunghi
Il primo motivo è semplice: il rendimento.
Sul mercato secondario, la curva dei tassi offre oggi una fotografia chiara:
- titoli con scadenza ravvicinata (2–3 anni) rendono intorno al 2,20% – 2,30%,
- le scadenze ultralunghe superano il 4%, con oscillazioni di prezzo molto ampie.
Più il rimborso è lontano, maggiore è il rendimento potenziale. Per gli investitori significa:
- cedole regolari e più generose,
- possibilità di capital gain in caso di rialzo dei prezzi sul mercato.
Prezzi volatili, opportunità reali
Il vantaggio dei titoli lunghi è anche la loro volatilità.
Il BTP 2072, ad esempio, ha oscillato tra 55,53 e 64,82 (su valore nominale 100): uno scarto significativo, che fotografa la sensibilità del titolo ai movimenti dei tassi.
Per un investitore questo significa due possibili strategie:
1. Strategia classica: la rendita delle cedole
Perfetta per chi vuole:
- incassare interessi elevati per molti anni,
- puntare sulla stabilità dell’emittente (lo Stato),
- costruire una parte di portafoglio da “tenere e dimenticare”.
2. Strategia opportunistica: compra basso, vendi alto
Indicata per chi ha:
- orizzonte flessibile,
- capacità di tollerare oscillazioni forti,
- volontà di sfruttare i movimenti dei tassi.
Se il prezzo risale di diversi punti, anche una minuscola variazione percentuale può generare un profitto significativo su titoli così lunghi.
La liquidità: un grande punto di forza dei BTP
Uno dei vantaggi dei titoli di Stato italiani rispetto a molte obbligazioni private è la liquidità elevata.
Scambi quotidiani, spread contenuti e facilità di vendita rendono questi strumenti adatti anche a chi teme di “rimanere incastrato”.
Questo consente, in ogni momento:
- di vendere tutto o parte del capitale,
- di inserire ordini con prezzo minimo per evitare cessioni indesiderate,
- di modulare l’esposizione in base al contesto di mercato.
Quale parte del portafoglio destinare ai BTP lunghi?
La scelta dipende dalla propensione al rischio dell’investitore. Possiamo delineare tre profili:
1. Profilo dinamico (propensione medio-alta al rischio)
Può destinare fino al 50% della quota obbligazionaria a BTP medio-lunghi e ultralunghi.
L’obiettivo: massimizzare rendimenti e potenziali guadagni di prezzo.
2. Profilo moderato (propensione media)
Meglio limitarsi al 25% del portafoglio obbligazionario.
Così si bilancia la ricerca di cedole più alte con una volatilità gestibile.
3. Profilo prudente (bassa tolleranza al rischio)
Qui la strategia cambia radicalmente:
- o evitare del tutto i titoli lunghi,
- oppure sceglierne solo uno e portarlo fino a scadenza.
In questo modo si riduce l’esposizione alla volatilità e si punta unicamente sulle cedole.
I rischi da non sottovalutare
Nonostante i rendimenti attrattivi, i BTP ultralunghi non sono adatti a tutti. I principali rischi sono:
- Rischio tassi: se i rendimenti salgono, il prezzo scende e può farlo anche molto.
- Orizzonte temporale lunghissimo: serve una visione che supera le esigenze di liquidità nel breve.
- Sensibilità ai cicli economici: i titoli più lunghi reagiscono amplificatamente a ogni variazione di politica monetaria.
Investire a 30, 40 o 50 anni significa accettare oscillazioni forti nel tempo.
Strumenti utili, ma solo se sai come usarli
I BTP lunghi e ultralunghi rappresentano una delle opportunità più interessanti oggi sul mercato obbligazionario:
- cedole elevate,
- prezzi volatili ma ricchi di opportunità,
- liquidità molto elevata,
- possibilità di costruire rendite o ottenere capital gain significativi.
Sono però strumenti da maneggiare con consapevolezza, ritagliando loro una parte del portafoglio proporzionata al proprio profilo di rischio.
Chi desidera stabilità assoluta dovrebbe limitarne la presenza.
Chi invece è disposto a tollerare oscillazioni può trovare, nei BTP a lunghissima scadenza, una fonte preziosa di rendimento in un mondo che nei prossimi anni tornerà inevitabilmente a tassi più bassi.
Se vuoi capirne di più su come investire, ti consiglio la lettura di Impara a Investire come i Guru.