Tra gli investitori esperti che operano con certificati d’investimento emerge un tema spesso sottovalutato: i ritardi nei pagamenti delle cedole. Non si tratta di un difetto marginale, ma di un aspetto che può incidere concretamente sul rendimento e sulla qualità del rapporto con l’intermediario.
Il fenomeno: più frequente di quanto si pensi
Nonostante la prassi consolidata, molti investitori segnalano slittamenti – talvolta di giorni – rispetto alla data prevista per l’accredito delle cedole. Un articolo del settore registrava ritardi fino a 15-20 o 30 giorni nella prassi di mercato.
L’Arbitro per le Controversie Finanziarie (ACF) della Consob ha confermato più volte la propria competenza in materia: ad esempio, nella decisione n. 4353 dell’18 ottobre 2021 ha stabilito che «l’intermediario non può addurre a propria discolpa il ritardo dei sub-depositari» in caso di mancato o tardivo accredito delle somme spettanti.
In un’altra decisione (n. 5686 del 25 luglio 2022) l’ACF ha ribadito la responsabilità dell’intermediario nei confronti del cliente per ritardi nell’accredito di cedole o rimborsi.
Dove si genera il ritardo
Il processo di pagamento delle cedole è articolato:
- L’emittente versa l’importo alla sua banca depositaria entro la “payment date”.
- La banca depositaria dell’emittente lo trasferisce alla depositaria dell’intermediario.
- L’intermediario o broker accredita quindi la somma al cliente.
È nella fase finale (punto 3) che normalmente si verificano i disallineamenti: la banca depositaria dell’intermediario può ritardare, oppure l’intermediario potrebbe non aver predisposto tempestivamente l’accredito. Nonostante ciò, dal punto di vista dell’investitore, l’intermediario è il soggetto che risponde, in virtù della relazione contrattuale.
Quali sono le conseguenze per un investitore esperto
- Un ritardo, anche di pochi giorni, può impattare sulla liquidità programmata: magari si era contando sulla cedola per un rifinanziamento o per reinvestire.
- Se il certificato è parte di una strategia complessa (es: certificati a capitale condizionalmente protetto con cedola periodica), un ritardo può alterare il timing e il rendimento atteso.
- Sul piano contrattuale, può essere segnale di un controllo operativo debole dell’intermediario rispetto ai flussi, che merita essere valutato come fattore di rischio operativo.
Cosa può, e cosa deve, fare l’investitore
- Controllare la “payment date” indicata nei Final Terms del certificato e verificare che l’accredito avvenga con valuta corrispondente a quella data.
- In caso di ritardo, presentare reclamo scritto all’intermediario chiedendo la motivazione del ritardo e, se pertinente, l’applicazione di interessi legali o risarcimento.
- Considerare il ricorso all’ACF: essendo intermediario l’unico referente, l’investitore può adire la procedura extragiudiziale che non richiede avvocato. L’esito può generare un precedente utile anche per casi analoghi.
- Integrare nella propria due diligence la capacità operativa dell’intermediario: velocità di accredito cedole/rimborsi, chiarezza nelle comunicazioni, trasparenza sui flussi.
Anche per un investitore sofisticato che si muove tra certificati e prodotti complessi, la puntualità nell’accredito delle cedole non è un dettaglio. È parte integrante del rendimento atteso e della qualità dell’intermediario scelto. Non basta acquistare bene: è altrettanto importante che le attese vengano rispettate. Se riscontri ritardi importanti o ripetuti, prendi in considerazione di rivalutare il rapporto con l’intermediario e usare a tuo vantaggio strumenti come l’ACF per far valere i tuoi diritti.
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