La Legge di Bilancio italiana ha confermato importanti modifiche alla tassazione delle criptoattività, stabilendo un’aliquota unica al 26%, equiparandola agli altri redditi diversi di natura finanziaria. Questa decisione segna un dietrofront rispetto alla proposta iniziale che prevedeva un trattamento fiscale differenziato per gli investimenti in criptovalute rispetto ad altri strumenti finanziari, come gli ETF basati su criptoattività. Tale proposta, considerata poco giustificabile, avrebbe creato disparità tra tipologie di investimento simili.
Cosa Cambia nel 2025con la Legge di Bilancio?
Tra le principali novità troviamo:
- Aliquota al 26% Confermata:
Viene eliminata ogni ambiguità normativa grazie a un chiarimento definitivo. La tassazione al 26% è ora valida per tutte le criptoattività, adeguandosi alle altre categorie di redditi diversi previste dal Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR). In precedenza, a causa di un difetto normativo, si poteva sostenere che l’aliquota fosse al 12,5%, generando incertezze applicative. - Rivalutazione delle Criptoattività:
A partire dal 1° gennaio 2025, sarà possibile rivalutare il costo di acquisto delle criptoattività detenute, pagando un’imposta sostitutiva del 18%. Questa misura si presenta particolarmente vantaggiosa considerando l’aumento dei valori di mercato degli asset digitali negli ultimi mesi e il futuro aumento delle aliquote fiscali sulle cripto. - Aumento dell’aliquota al 33% dal 2026:
Gli investimenti in criptoattività saranno soggetti a un’aliquota incrementata al 33% dal 2026, un valore inferiore rispetto al 42% inizialmente proposto. - Rimozione della soglia di esenzione di 2.000 euro:
Le plusvalenze derivanti da criptoattività saranno tassate indipendentemente dall’importo, rimuovendo l’attuale soglia di esenzione.
Confronto con l’Europa
La nuova normativa italiana si inserisce in un contesto internazionale in cui la tassazione sulle criptoattività è fortemente diversificata. In media, l’aliquota europea si aggira intorno al 20%, con Paesi come Germania, Portogallo, Svizzera e Malta che offrono significative agevolazioni fiscali. In queste giurisdizioni, spesso la tassazione è ridotta o eliminata in caso di detenzione prolungata degli asset, distinguendo tra investitori di lungo periodo e speculatori.
D’altro canto, ci sono nazioni con approcci più severi, come la Francia (30%), la Danimarca (dal 37% al 52%) e la Svezia (30%). L’Italia, con il suo 26%, si colloca quindi in una posizione intermedia, ma con l’aumento al 33% dal 2026.
Sfide e Opportunità per l’Italia
Le criptoattività non rappresentano soltanto un’opportunità di speculazione finanziaria, ma sono anche il cuore pulsante della tecnologia blockchain, un settore che il nostro Paese dovrebbe promuovere per restare competitivo. L’Italia deve fare attenzione a non scoraggiare gli investitori, soprattutto in un contesto europeo sempre più orientato verso incentivi fiscali.
La possibilità di distinguere la tassazione in base al periodo di detenzione degli asset potrebbe rappresentare una soluzione equilibrata per incentivare gli investimenti a lungo termine senza penalizzare eccessivamente il mercato.
In conclusione, le modifiche introdotte con la manovra di bilancio 2025 mirano a razionalizzare il sistema fiscale italiano sulle criptoattività, ma rimangono aperte questioni fondamentali legate alla competitività internazionale e al ruolo che il nostro Paese vuole ricoprire nel panorama globale della blockchain. L’implementazione di politiche fiscali più favorevoli potrebbe trasformare l’Italia in una destinazione attraente per gli investimenti nel settore delle criptovalute.
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