Nei portafogli degli investitori tornano a farsi largo le obbligazioni societarie. I rendimenti sono ai massimi pluriennali e i tassi continuano a salire. Anche se il debito societario non sarà immune alla recessione, riteniamo che i titoli Investment Grade (IG) di qualità dovrebbero resistere e rappresentare una proposta più interessante rispetto ai titoli di Stato. Con il picco dei tassi d’interesse e l’inizio del calo dell’inflazione e del rallentamento economico, i titoli societari IG a più lunga scadenza dovrebbero rivelarsi fruttuosi. Per gli investitori più conservativi, le obbligazioni a breve scadenza offrono rendimenti molto interessanti.
Il mix di rendimento e spread può servire da cuscinetto contro la volatilità dei tassi e il rischio di recessione. Di norma in un contesto di recessione i rendimenti dei titoli di Stato scendono e danno una spinta positiva alle obbligazioni investment grade a lunga scadenza. Tuttavia, è bene sempre agire con la massima esperienza e selettività, perchè nel 2023 il rischio di default potrebbe accentuarsi.
E’ probabile che nei prossimi mesi i coefficienti di credito subiscano un notevole peggioramento. La crescita economica globale rallenta e le prospettive di crescita degli utili diminuiscono. Sembra un anno difficile per le società più indebitate e cicliche. Nel 2023 prevediamo più declassamenti del rating del credito che miglioramenti. I margini di profitto dovrebbero diminuire e la leva finanziaria dovrebbe crescere. I profili più difensivi, o le società in grado di trasferire gli aumenti di prezzo ai loro clienti finali, saranno i vincitori.
L’aumento degli interessi è gestibile per le società Investment Grade anche perché solo l’11% del debito totale dovrebbe essere rifinanziato nel 2023, con una cedola media del 4,20% rispetto all’1,90% del 2021. Una prolungata stretta dei mercati dei capitali potrebbe rivelarsi problematica per alcune società e sebbene la qualità media del credito sia migliorata ci aspettiamo che il tasso di default raddoppi tra il 4% e il 5% nel 2023.
La recessione – anche solo tecnica – e il livello dei tassi di prestito non possono che portare a un aumento dei tassi di default, soprattutto tra le aziende con bassa qualità del credito (quelle con rating B- e CCC). Ora più che mai ci si deve concentrare sui titoli investment grade o sugli high yield di più alta qualità, come i rating BB.
Questa recessione non sistemica porterà probabilmente anche a significative disparità su base settoriale. Non tutti i settori sono colpiti nella stessa misura dall’inflazione e alcune società soffriranno più di altre. Tra i suggerimenti ci sono il settore bancario e assicurativo, le telecomunicazioni, le infrastrutture e la sanità. Non ci sono dubbi sullo stato di salute delle banche e dei cosiddetti campioni nazionali, il che rende interessanti le emissioni senior. Dato che il mercato ha iniziato a “deprezzare” le call delle emissioni subordinate temendo un peggioramento della recessione, i rendimenti del 7% e oltre di questi strumenti ci sembrano ancora più interessanti.
Lo stesso vale per i cosidetti corporate ibridi. Queste emissioni subordinate perpetue, emesse principalmente da società investment grade, hanno anche “de-priced” le call programmate (cioè il mercato non ritiene più che l’emittente richiamerà il suo debito alla prossima data prevista) e offrono rendimenti di circa il 7% o più. La maggior parte di queste società ha molto più da perdere (in particolare il rating investment grade) nel richiamare queste emissioni che nel posticipare le scadenze. Quanto ad altri settori si suggerisce più cautela nell’immobiliare e nel retail (distribuzione, beni di consumo discrezionali).