Negli ultimi anni i mercati finanziari sono stati fortemente condizionati dalle azioni delle banche centrali. Prima la Fed Usa, poi la Banca Centrale del Giappone e la BCE.
Per ora l’azione della BCE è stata quella meno efficace se si considerano gli impatti sull’economia reale, ma sui mercati finanziari la sua azione si è fatta sentire. Basti pensare che i Btp italiani a 10 anni rendono da tempo meno degli analoghi titoli di stato americani, nonostante il rischio sia indubbiamente più alto. Si tratta quindi di una delle tante distorsioni create sul mercato dall’azione monetaria delle banche centrali.
Nelle ultime settimane poi gli annunci di Mario Draghi sono diventati il vero catalizzatore dei mercati. Sulle attese di un possibile Quantitative Easing europeo, il tasso dei Btp a 10 anni ha toccato il minimo storico. Nonostante queste premesse molti rimangono ancora scettici sulle reali possibilità della BCE di agire, in particolare considerando le resistenze di alcuni paesi, a partire dalla Germania, alla possibilità di acquisto diretto di titoli.
Occorrerà quindi monitorare due importanti dati macro (inflazione e Pil) e seguire i prossimi appuntamenti della BCE per capire cosa potrebbe succedere. Un quadro di deflazione accompagnato dalla debolezza dell’economia potrebbe spingere la BCE ad annunciare il futuro acquisto di titoli di Stato già a breve. E il repentino e forte ribasso del petrolio potrebbe proprio essere il fattore che scatenerà la deflazione in Europa. In tal caso il QE potrebbe arrivare già a febbraio-marzo producendo da subito effetti su titoli obbligazionari e azionari.
Altrettanto importanti per capire cosa potrà avvenire sono i prossimi due appuntamenti: il board della BCE del 4 e il prossimo TLtro dell’11 dicembre, dove sono attese le richieste di liquidità da parte delle banche europee. Se queste fossero ancora deludenti come nella precedente occasione, sarebbe un nuovo segnale che spingerà la Banca Centrale ad intervenire più attivamente, probabilmente già con un annuncio al primo meeting della Bce del 2015 fissato per il 22 gennaio.
Effetti su azioni e obbligazioni
Le future mosse della Bce, dunque, avranno inevitabili e forti impatti sui portafogli dei risparmiatori. Se effettivamente arriverà il Qe (acquisto di titoli di Stato da parte della BCE) anche in Europa, gli investitori saranno spinti a ricercare rendimenti superiori e quindi verso altre tipologie di titoli più rischiose. Tutti i titoli obbligazionari quindi vedrebbero aumentare i loro prezzi, anche i bond a rischio medio-alto denominati in euro. Occorre poi tenere conto degli effetti sull’euro, con la necessità di diversificare maggiormente per valuta a favore del dollaro.
Se nel breve anche i possessori di obbligazioni avranno un guadagno, i titoli che potenzialmente potrebbero più avvantaggiarsi sono le azioni, che offriranno migliori rendimenti attesi rispetto alle obbligazioni. Questo perché una parte della liquidità si dirigerà verso l’investimento più rischioso. Ma chi punta sulle azioni dovrà mettere in conto volatilità e storni di breve, valutando quindi il miglior momento per entrare.
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