I paesi emergenti dovrebbero ormai essere definiti paesi divergenti visto che le loro economie sono sempre meno correlate. Negli ultimi anni i paesi del sud-est asiatico, est Europa e Sud America hanno avuto andamenti economici e finanziari correlati e verso l’altro, grazie all’aumento delle esportazioni e dei prezzi delle materie prime (di cui spesso sono i principali produttori).
Ma ora le cose sono molto cambiate e non per tutti si prospettano previsioni positive. In particolare per quelle economie legate al boom dei prezzi delle materie prime (commodity) che ora soffrono il calo dei prezzi.
I BRIC
Dei 4 paesi BRIC, la Cina è quella che ha ottenuto i migliori successi e mantiene le migliori prospettive. Vero, oggi la crescita a doppia cifra è un miraggio e il 2014 dovrebbe chiudersi con un “modesto” 7,5% (e forse anche inferiore visto la poca affidabilità dei dati ufficiali). Ma il paese continua nel piano delle riforme e sembra poter contenere le tensioni politiche e posizionarsi come leader dell’area asiatica.
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L’India invece paga inefficienze politiche e solo quest’anno è tornata a rimbalzare positivamente. Ma in generale tutto il sud-est asiatico mantiene livelli di crescita invidiabili, assecondati da una politica senza scossoni.
Pagano invece pesantemente il pegno alla politica il Brasile e la Russia. I mercati sono stati delusi dall’esito elettorale in Brasile ed ora sono in attesa di capirne gli sviluppi. I fondamentali economici sono deboli, per cui molto dipenderà dalle riforme messe in atto.
La Russia invece soffrirà e ormai si avvicina alla crescita zero. La crisi Ucraina con le conseguenti sanzioni economiche, e il crollo del prezzo di gas e petrolio ne minano profondamente l’economia che ora sconta anche un rublo ai minimi storici verso il dollaro.
Paesi di frontiera
In definitiva quindi previsioni positive per l’Asia, in attesa per il Brasile e negative per la Russia. Al di fuori dei Bric rimangono buone le prospettive in Messico se le riforme proseguiranno.
Da notare poi come anche l’Africa stia godendo di tassi di crescita del Pil mediamente superiori del 5% con diversi paesi che presentano incrementi a due cifre. Questi stati, che fanno parte dei cosiddetti paesi di frontiera, possono rappresentare un’ottima opportunità anche se rimangono più speculativi a causa dell’instabilità politica e dei possibili influssi negativi di guerre, terrorismi e effetto Ebola.