La parola patrimoniale è tornata ad affacciarsi più volte in questi mesi. D’altronde è evidente come la situazione della finanza pubblica italiana già drammatica prima, sia ora preoccupante e oltre i limiti della sostenibilità.
Non stiamo parlando dell’emergenza sanitaria, di cui il nostro paese purtroppo è stato uno delle principali vittime. Ma di quello che verrà dopo. Il rapporto debito/pil italiano, già relativamente insostenibile, èora di fatto a livelli impossibili da reggere. Nel 2020 il Pil dell’Italia crollerà. Le stime sono difficili, per ora si parla di un 10% circa. E allo stesso modo crescerà vistosamente la spesa pubblica per tutti i sussidi di varia natura messi in campo. Analizziamo meglio perché i problemi per l’Italia saranno maggiori e perché gli aiuti europei prospettati (e comunque ancora da definire) non basteranno nel medio termine a mutare la situazione.
Tutta Europa, anche se in maniera differenziata, sta subendo l’emergenza sanitaria e economica dovuta al Covid. Anche se è difficile fare previsioni ora, sperando non ci sia una Fase 2, le stime attuali ci dicono che l’Italia sarà uno dei paesi più colpiti.
Le previsioni economiche per l’Italia
In base alle previsioni Ue, nel 2020 sarà la Grecia a registrare il maggiore calo del Pil con un -9,7% ma l’Italia è subito dietro con -9,5%. Molto peggio di Francia(-8,2%) e soprattutto Germania (-6,5%) e altri paesi del Nord Europa che, anche grazie ad un lockdown più breve e gestito, sono riuscite a mantenere la produzione e rubare commesse alle Pmi italiane. Per il Fondo monetario internazionale il Pil italiano quest’anno segnerà -9,1%, il dato peggiore tra i G7.
Tutto questo non può che riversarsi sul bilancio pubblico, già traballante. Se nel tanto vituperato 2019 il deficit italiano aveva in realtà segnato un ottimo 1,6% rispetto al Pil, il minimo storico, nel 2020 salirà all’11% per rimanere ancora nel 2021 al 5,5%. Il debito invece dal 134,8% del 2019 raggiungerà il 159% nel 2020. La ripresa economica sarà lenta, nemmeno nel 2022 si recupereranno i livelli di Pil dello scorso anno.
E queste previsioni sono basate su uno spread calmierato grazie alla Bce. Il problema è evidente non sia immediato, ma scoppierà quando si tornerà a una normalità, per lo meno in Europa. Sui giornali italiani di questi giorni si parla molto di recovery fund, ma come al solito da noi si fa molta confusione e forse propaganda.
Perché il recovery fund è sopravvalutato
Anzitutto quella mostrata è una proposta. E già ora non è così entusiasmante come si vorrebbe far credere. Il piano prevederebbe per l’Italia 172,7 miliardi di euro: 81,807 miliardi sarebbero versati come aiuti a fondo perduto e 90,938 miliardi come prestiti. Ci si dimentica però di citare una importante clausola e due dettagli fondamentali:
- i fondi non arriveranno prima del 2021. Non sono quindi né certi né rapidi;
- c’è una chiara condizione: l’Italia dovrà fare le riforme, altrimenti i versamenti (disponibili non solo dal 2021, ma pure in tranche annuali per 5 anni) verranno bloccati. Quali riforme? Quali vincoli di spesa? Nessuno lo sa ma nemmeno ha il coraggio di fare previsioni perché somiglia molto ad un Mes (peggiore del Mes sanitario previsto quest’anno);
- gli aiuti a fondo perduto non sono poi così tanti, anzi alcune previsioni sono pure negative. Perché? Semplice, quello che si nasconde è l’ovvio: qualcuno quei soldi li dovrà mettere. Chi? Ma ovviamente i singoli paesi europei secondo una ripartizione che doveva già esser rivista in funzione della Brexit. L’italia versava una quota del 12,5% circa dei fondi UE, senza la Gran Bretagna, questa fetta sarà di circa il 15%. Ma non è detto, ci sono anche previsioni peggiori perché lo stesso accordo prevede la conferma degli sconti per i cosiddetti paesi frugali (Germania, Olanda, Svezia, Austria, Danimarca su tutti). I conti sono presto fatti. Saranno messi a disposizione 500 miliardi a fondo perduto. Nella migliore delle ipotesi l’Italia dovrà versare la sua quota del 15% circa, pari a 75 miliardi. Il vero aiuto quindi sarà inferiore ai 7 miliardi, distribuiti su 5 anni. E non è detto che siano pure meno. Qualcuno addirittura prospetta che la quota italiana sarà di 87 miliardi, più di quanto riceverà.
La realtà dei fatti è che per ora l’Italia può contare solo sulla Bce, come ha fatto del resto negli ultimi 5 anni. Ma fino a quanto potrà durare? Non c’è più l”amico” Draghi e come descritto sopra, già nel 2021 le principali economie europee avranno recuperato a differenza del nostro paese. A quel punto l’Italia sarà ancora il malato d’Europa e non potrà usare l’arma dell’emergenza Covid. A quel punto saranno obbligatori sacrifici e riforme.
Rischio tassa patrimoniale
Normale quindi che si parli di patrimoniali, ma non subito. Normale che, come evidenzia un’inchiesta del Sole 24 Ore, molti italiani hanno ripreso la via della Svizzera per portare i loro risparmi, questa volta legali e già tassati. Perché il forte rischio è una nuova tassazione. Il paese elvetico rimane ancora la soluzione più veloce e sicura per salvaguardare il proprio patrimonio finanziario. Per ora sono aumentate le richieste di informazioni e i bonifici di chi ha già un conto oltreconfine, magari in franchi svizzeri. In attesa che riaprano le frontiere, puoi iniziare a informarti qui sui conti svizzeri.