La maggiore ripresa economica in America (e il conseguente probabile rialzo dei tassi di interesse nel corso del 2015) contro la situazione ancora di stagnazione in Europa, hanno spinto la svalutazione dell’euro contro il dollaro. Il processo è in corso da tempo ma si è ovviamente rafforzato con il definitivo annuncio di Draghi sul Quantitative Easing europeo.
Dopo questo annuncio il cambio Eur-Usd ha sfondato quota 1,20 per portarsi stabilmente sotto l’1,15, recuperando un poco dai minimi. Recentemente, guarda caso proprio all’approssimarsi dell’avvio del QE, avvicinandosi a quota 1,12.
Prospettive economia Usa e cambio euro dollaro
E’ evidente come il cambio euro dollaro non rifletta solo la congiuntura economica presente ma soprattutto futura (previsioni) ma anche variabili politiche e monetarie (Banche Centrali).
L’economia Usa cresce, meglio dell’Europa anche se nell’ultimo trimestre del 2014 il Prodotto interno lordo è cresciuto del 2,6 %, sotto le attese del 3 %. Non riteniamo comunque ci siano problemi per l’economia americana che beneficia anche del basso costo del petrolio. Anche per il 2015 le previsioni sono positive, con una crescita media del Pil del 2,9 %.
Sul lato monetario invece l’atteso rialzo dei tassi da parte della Fed sembra meno scontato, o quanto meno è molto probabile slitti oltre la primavera. La Banca Centrale Usa infatti si è dimostrata molto prudente e vaga. Non solo in attesa dei dati che confermino la robustezza della ripresa economica (in particolare il tasso di disoccupazione che a dicembre è sceso al 5,6%, al livello più basso dal 1999), ma anche delle azioni delle altre banche centrali. Gli Stati Uniti infatti vogliono evitare di fare, ancora una volta, il cavallo trainante dell’economia globale, in particolare di quella europea (e questo anche a fronte di una Germania che attua una politica conservativa sulla domanda locale al fine di aumentare il surplus commerciale con l’estero).
Come investire sul dollaro – obbligazioni e Forex
Rispetto a un anno fa il dollaro vale circa il 19,5 % in più rispetto all’euro, ma gli analisti non ritengono terminato questo recupero. Investire in obbligazioni in dollari americani ti consente di ottenere, oltre ovviamente al rendimento del titolo che mediamente è ben più alto rispetto a quelli europei (si pensi che oggi i tassi sui bond di stato Usa sono ben più alti dei ben più rischiosi titoli italiani, spagnoli o portoghesi) , anche un possibile guadagno sul cambio.
I titoli di Stato Usa, in particolare il Treasury Usa a 10 anni, rendono circa l’1,68 % lordo annuo, a 30 anni il 2,25 %. Anche i titoli Bei, a lungo gettonati per la loro sicurezza, oggi offrono ben poco, qualcosa in più i titoli di Stato polacchi denominati in dollari. Meglio preferire i bond societari (corporate) in dollari che offrono rendimenti più alti, rimanendo comunque su rating di affidabilità buona (A). Con questi titoli è possibile spuntare quasi il 3 % lordo annuo.
Dovendo comunque diversificare, meglio approcciare il settore con un fondo di investimento come il Pioneer USD aggregate bond E (Isin LU0243702593), che investe in più di 750 titoli obbligazionari con un’affidabilità media pari ad A. O in alternatival’Etf iShares $ corporate bond Ucits (Isin IE0032895942) con commissioni totali annue di solo 0,2 %.
L’alternativa ovviamente è approcciare direttamente il mercato valutario (Forex) operando tramite un intermediario autorizzato da Consob (o autorità europea equivalente) e affidabile. Tra quelli che consigliamo: