Questo articolo riguarda l’affrancamento fiscale del 2012 (quando l’imposta sulle rendite fiscali passò dal 12,5% al 20%). Ti invito a leggerlo comunque in quanto le modalità per capire se conviene o meno l’affrancamento sono le medesime.
Infine leggi le novità dell’affrancamento delle rendite fiscali 2014 (tassazione al 26%).
Dal 1° gennaio 2012 è cambiata la tassazione delle rendite fiscali: l’aliquota fiscale è stata alzata per molti prodotti di investimento dal 12,5% al 20%. Per ogni tipologia di investimento sono state fissate delle regole per stabilire i periodi di competenza degli interessi maturati. Per quanto riguarda i cosiddetti capitali gains (plusvalenze) dati dalla differenza fra il valore attuale e il valore di acquisto di un’azione o un’obbligazione (corso secco, senza considerare le cedole) invece si è stabilito una duplice possibilità:
- ricorrere all’affrancamento fiscale
- non fare nulla, in tal caso l’eventuale plusvalenza sarà tassata al momento di realizzo alla nuova aliquota
Cosa è l’affrancamento fiscale delle plusvalenze
L’affrancamento è una procedura introdotta in occasione di un cambiamento di regime fiscale Con questa operazione si effettua una cessione figurativa (simulata) che consente di assoggettare le plusvalenze realizzate all’imposta vigente fino a quel periodo. I titoli rimarranno poi in portafoglio ad un nuovo prezzo di carico pari a quello del giorno della cessione simulata.
Esempio: al 31/12/2011 detengo 10.000 azioni acquistate a 2 il cui valore di mercato è 3. Con l’affrancamento simulo la vendita dei titoli da cui ricaverei 30.000 euro con plusvalenza di 10.000. Su tale plusvalenza fittizia pago la vecchia imposta quindi il 12,5% (invece della nuova al 20%). Dal 1° gennaio avrò in portafoglio 10.000 azioni con prezzo medio di carico pari a 3 (questo sarà quindi il valore su cui si calcoleranno future plusvalenze o minusvalenze).
Scadenze
Siccome il 31 dicembre 2011 è cambiato il regime fiscale, è stato di conseguenza introdotta la possibilità di affrancamento. L’opzione va esercitata entro il 31 marzo prossimo (mancano quindi pochi giorni) per i rapporti in regime amministrato (sono quelli dove si delega alla banca il calcolo delle plusvalenze fiscali), mentre in regime dichiarativo si può effettuare l’affrancamento con la dichiarazione dei redditi.
L’operazione non riguarda il singolo titolo ma deve essere fatta su tutto il dossier titoli.
Quando conviene l’affrancamento
La prima cosa da verificare è se al 31 dicembre il tuo portafoglio presentava complessivamente una plusvalenza. In caso di minusvalenze infatti non ha senso effettuare l’operazione.
Anche se si ha una plusvalenza non è detto che convenga economicamente effettuare l’affrancamento. Bisogna infatti ricordare che con questa operazione si anticipa il pagamento delle tasse su un guadagno non ancora realizzato. Occorre a tal proposito effettuare una valutazione di questi fattori:
- previsioni finanziarie: se pensi che il tuo portafoglio finanziario possa salire ulteriormente meglio fare l’affrancamento. In questo caso infatti pagherai un’aliquota agevolata sulle plusvalenze realizzate fino al 2011. Viceversa se pensi che il valore del tuo portafoglio possa scendere, meglio non fare nulla: in questo caso infatti pagheresti subito le tasse su una plusvalenza virtuale per poi ritrovarti con una minusvalenza
- tempo: altro fattore da considerare è il tempo. Se pensi di mantenere i titoli del tuo portafoglio per un lungo periodo (diversi anni) potrebbe non convenire l’operazione. E’ infatti vero che pagheresti qualcosa meno ora, ma anticiperesti un pagamento di diversi anni. Senza considerare che nel frattempo i tuoi titoli potrebbero scendere, facendoti ritrovare nella situazione 1
- minusvalenze: se hai già realizzato in passato delle minusvalenze può convenire l’affrancamento in modo da realizzare delle plusvalenze e compensarle con le minus precedenti. In questo caso non pagheresti nulla (fino a totale compensazione delle minus). L’affrancamento diventa poi necessario se le minusvalenze sono del 2007 e quindi scadono entro l’anno: in tal caso meglio non aspettare per recuperare subito le minusvalenze passate
Un’ulteriore complicazione nel calcolo è rappresentata dalla circostanza in cui rispetto alla situazione del 31 dicembre, tu abbia effettuato movimentazioni sui titoli che detenevi a fine anno. Rivolgiti comunque alla tua banca per un consiglio e per richiedere l’eventuale affrancamento.
Esempio
Riprendo un esempio di calcolo pubblicato sul Sole 24 Ore.
Nel nostro esempio si ha una plusvalenza al 31 dicembre pari a 2.520 euro. Vediamo tre possibili casi:
- minusvalenze fiscali pregresse (zainetto fiscale) pari a zero: in questo caso affrancando si pagherà l’imposta del 12,5% su 2.520 quindi 315. Se si decidesse di non far nulla invece le future plusvalenze saranno tassate al 20% con un possibile aggravio a parità di prezzo di 189 euro
- minus pregressa di 5.000€: in questo caso conviene sicuramente l’affrancamento. La plusvalenza generata verrà compensata con la minus pregressa.
- minus pregressa di 1.000€: in tal caso solo una parte della plusvalenza sarà compensata, sul resto (1520) si pagherà l’aliquota di 12,5%. Si può decidere di non affrancare (vedi i fattori indicati in precedenza) anche se solitamente il fattore minusvalenza fa propendere per l’affrancamento.
Guida: Come pagare meno tasse