Recentemente ho letto su Milano Finanza un breve articolo di Andrea Unger, noto trader italiano (ti invito a legger il suo Trattato di money management), guida alla gestione del rischio per chi fa trading ma anche normali investimenti.
L’intervista concerneva la legittimità del trader di speculare, anche sfruttando periodi negativi per la società come possono esser la pandemia, la guerra etc. Riporto gli spunti più interessanti.
Speculazione e trading
“Quello che fanno i trader non è speculare ma semplicemente seguire i movimenti di mercato. Un po’ come il benzinaio che aumenta i prezzi della benzina a causa di una crisi energetica. Non è tanto una questione di etica quanto piuttosto una forma di adattamento alle circostanze”.
“Fare trading è sempre etico? Lo è se in corso ci sono guerre, pandemie o degli attacchi terroristici? E più o meno etico di acquistare una borsa da 5mila euro, prodotta nei Paesi più poveri del mondo, sfruttando manodopera mi-norile?”.
“Bisogna fare chiarezza. I grandi movimenti di mercato legati a catastrofi o eventi di una certa rilevanza hanno spesso un impatto negativo sui portafogli degli investitori. Nel trading può però capitare che scivoloni di borsa o grossi movimenti dannosi per consumatori e investitori, si rivelino estremamente proficui. Questo non significa tuttavia che il trader voglia sfruttare il disastro. Le strategie dei trader hanno lo scopo di guadagnare sui movimenti del mercato, non di speculare in condizioni di crisi. In altre parole, il trader non compra titoli azionari legati al mercato delle armi se scoppia un conflitto e non usa strategie che speculano sulle crisi energetiche, del grano odi altre materie prime. Se guadagna da un movimento legato a possibili problematiche è semplicemente perché, come in altre occasioni, le sue strategie si adattano ai movimenti che si creano sui mercati. Il trader quindi non guadagna speculando sul fatto ma segue semplicemente l’andamento dei mercati”.
“Si potrebbe però sempre dire che comportarsi in maniera etica potrebbe significare interrompere la propria attività di trading ma sarebbe un ragionamento ipocrita. Il lavoro di un trader è seguire i movimenti del mercato e questo a prescindere dalla loro causa. Semplicemente un trader non può permettersi di interrogarsi sulle cause di ogni movimento e interrompere la propria operatività di conseguenza, altrimenti non riuscirebbe a lavorare. Pensiamo al panettiere, che si trova a dover aumentare il prezzo del pane a causa di una crisi del grano. Sono scelte dettate dalle esigenze del loro lavoro, non da una mancanza di etica”.
“Ma esiste un limite a tutto questo? Dove il profitto può cedere il passo alla coscienza personale? Bisogna partire dall’assunto che quello che avviene nel trading non è frutto della speculazione ma di ciò che accade nel mondo. Per esempio, una volta ho deciso di staccare tutti i miei sistemi. Non fu tanto per ragioni etiche quanto piuttosto per il forte coinvolgimento emotivo che l’evento in questione scatenò in me. Parlo dell’11 settembre. Ero frastornato, incredulo. Mi fermai”.
“Il problema che si nasconde dietro alla convinzione che il trading non sia etico è di tipo culturale e ruota attorno all’idea che abbiamo del denaro o, per meglio dire, all’idea che la società ci dà del denaro: il discrimine fra etico e non etico è davvero molto sottile e può valere per ogni azione quotidiana che segna la nostra vita. Delle borse costose, prodotte magari da minorenni, abbiamo già detto. Ma anche l’uso che le banche fanno dei nostri soldi dovrebbe condurre a considerazioni simili. Come vengono investiti? In quali aziende? Per quali fini? Il mondo non si divide fra buoni e cattivi. L’etica applicata alla vita di tutti i giorni si traduce nelle scelte che facciamo e nel modo in cui interagiamo con gli altri ogni giorno”.
Considerazioni finali
Devo dire che condivido in generale il discorso. Anzitutto la descrizione del concetto di speculazione, spesso usato a sproposito e in modo denigratorio. E sull’ipocrisia spesso sottostante a queste critiche. Lo noto anche per esempio con l’evasione, chi critica spesso lo fa più per invidia (e infatti lo fa ogni volta che gli è possibile) che per etica, però si richiama a valori morali in quanto lo fanno sentire superiore.
Diverso se parliamo di speculazione quando ci riferiamo a grandi banche e fondi che spesso lo fanno in cartello o sapendo info privilegiate. Fu il caso di Soros e co. con la svalutazione della lira (anche se loro ripetono che avevano ragionato sulla base di informazioni pubbliche disponibili a tutti) o delle banche con lo scandalo sull’euribor.
Il trading indivuduale è un’altra cosa. Certo non è per tutti e come spiegato da loro stessi, non si diventa milionari. E’ una passione che può rendere il giusto. Pertanto non è certo un invito a farlo. Però la gestione del rischio e della liquidità è sempre importante, anche per l’investitore meno spinto, per questo ti ricordo il libro di Unger Trattato di money management.22