Nel portafoglio delle famiglie italiane, storicamente il mattone rappresenta la voce più importante. Secondo i dati più aggiornati dell’Agenzia delle Entrate, il 75% dei nuclei familiari possiede un’abitazione in cui vive e circa il 20% ha almeno una seconda casa. Nell’immaginario collettivo, la prima e la seconda casa (quest’ultima se utilizzata per le vacanze) non sono considerate un investimento.
In genere, agli immobili acquistati per “vivere” viene dato un valore affettivo, ma occorre considerare che hanno anche un valore economico-finanziario. Questo aspetto non deve sfuggire a chi desidera approcciare il mercato immobiliare per comprare un altro immobile da mettere a reddito. Il rischio è di aumentare l’esposizione a una asset class che non è affatto priva di rischi che già zavorra abbondantemente il portafoglio.
Dopo questa doverosa premessa, l’enorme massa di liquidità che oggi è parcheggiata sui conti correnti rimane sempre in cerca di valide alternative di investimento e dopo la frenata delle compravendite legata alla pandemia nel settore immobiliare non mancano occasioni di acquisto. Di per sé l’investimento nel mattone non è sconsigliato, anzi: in questo contesto può essere una scelta redditizia, ma a certe condizioni. È un comparto che richiede competenza e una conoscenza specifica delle dinamiche della località dove si decide di comprare.
Tra gli altri aspetti da non sottovalutare per chi desidera ricavare un reddito da un immobile, ci sono i costi di manutenzione e le tasse che andranno a decurtare il rendimento. Inoltre in questo scenario di crisi, aumenta il rischio di trovare inquilini poco affidabili o con redditi bassi, o precari. E le proroghe del blocco dei licenziamenti non andranno avanti in eterno. Un rischio di ritrovarsi con inquilini morosi che potrebbe quindi aumentare nella fase post-Covid. Anche le continue proroghe degli sfratti (anche di quelli risalenti a prima dell’epidemia) sono segnali poco rassicuranti.
Infine, ma non per ultimo, c’è un altro aspetto che gli italiani tendono a non percepire. L’investimento nel mattone è poco liquido. Una casa non si vende in pochi giorni. Eppure in tanti negli ultimi anni avrebbero voluto vendere le loro case ma non riuscivano letteralmente a disfarsene. Anche perché, prima dello scoppio della pandemia, la globalizzazione del turismo e la voglia di girare il mondo delle giovani generazioni, avevano distrutto valore per molte seconde case comprate in passato dalle famiglie italiane in località di mare e montagna e adesso poco sfruttate.
Un’evoluzione degli stili di vita che con il Covid ha intrapreso una inversione di rotta. Rimane però da chiedersi se il ritorno alle seconde case a cui stiamo assistendo sarà strutturale o solo un fenomeno contingente. Gli italiani in genere dimenticano in fretta e anche la pandemia e le sue ricadute tra qualche anno potrebbero essere solo un lontano ricordo.
Per questo consiglio prima di approcciare l’investimento in immobili, ma anche semplicemente prima di acquistare la seconda casa (che anche se non fatta con scopo di investimento, di fatto lo è), di leggere una guida sull’argomento.
Il libro più noto sul tema è sicuramente “Rivoluzione immobiliare. Guida formativa per investitori immobiliari” di Giuseppe Gatti. Certamente consigliabile come primo approccio alla materia in quanto offre una buona panoramica su varie tipologie di investimenti immobiliari. Testo poi, nello stile dell’autore noto youtuber, molto leggibile e interessante. Può però deludere chi è già più esperto o chi cerca qualcosa di più pratico.
Manuale per la compravendita immobiliare spiega tutte le fasi della compravendita, illustra le diverse soluzioni e situazioni, offre numerosi consigli pratici e esempi di contratto. Un libro quindi più pratico rispetto al precedente per chi vuole andare più al sodo conoscendo già le basi dell’investimento ma un po’ meno i dettagli tecnici.