Ray Dalio ha fondato Bridgewater Associates nel 1975. Il guru gestisce 150 miliardi di dollari di asset per conto di istituti di credito, fondi pensione, banche centrali e governi ed è noto anche al grande pubblico per esser l’autore di libri come I principi del successo (lettura che consiglio vivamente).
Lo ha consultato qualche giorno fa Goldman Sachs per capire come posizionare il portafoglio visto che esistono 12.500 miliardi di dollari di bond dai rendimenti negativi e considerata la gara di Fed e Bce a chi taglia prima il costo del denaro.
Dalio è chiaro: le banche centrali sono bullish (rialziste) e breve, ma bearish (ribassiste) a lungo termine, usano subito le poche munizioni che hanno e che fra uno, massimo tre anni scompariranno. «L’altra volta, nel 2008, la Fed aveva un bel margine del 5% per agire, che ora non c’è», ha detto Dalio.
Goldman Sachs, pronta, ha chiesto: allora andiamo cash? Lo fa tutto il mondo… Ma Dalio ha ribattuto che la liquidità non è un’asset class, che «in termini reali si perde e che è arrivata l’ora di destinare una parte degli
investimenti nella valuta sonante, l’oro, a maggior ragione mentre le banche centrali continuano a stampare denaro».
Il metallo giallo ha continuato a salire da inizio anno del 12,5% circa toccando la punta di 1.444 dollari per oncia. Alcune banche come BofA lo vedono a 1.500 dollari entro dicembre.
Dalio, carattere contrarian, ha poi aggiunto che l’oro da solo non basta, bisogna contemplare fra gli investimenti
anche le azioni cinesi, piuttosto sottostimate oggi. «I mercati azionari e dei bond della Cina sono secondo solo agli Usa, sono grandi e liquidi, crescono con costanza e sono sempre più inseriti negli indici mondiali. Non si può perdere questa occasione », ha concluso.
Consiglio infine, per chi voglia approcciare l’investimento in oro tramite l’acquisto di monete e lingotti (anche tramite i vari vault e società svizzere e non che tengono in custodia il metallo) la lettura di questo libro sulla fiscalità dell’oro fisico.