Dopo un fine 2018 particolarmente sfavorevole, i bond subordinati stanno dando forti segnali di ripresa. A causa dell’allargamento degli spread che rende non conveniente richiamare le emissioni correnti, i subordinati AT1 con date di call fino al 2020 hanno iniziato a scambiare con un rendimento particolarmente elevato, che di fatto ignora la possibilità che vengano richiamati (ad un prezzo di 100) nei prossimi due anni.
Tuttavia, resta viva la possibilità che alcuni di questi bond siano richiamati nel caso le condizioni di mercato dovessero migliorare. Qualora ciò dovesse accadere, un aumento delle probabilità di richiamo si dovrebbe riflettere immediatamente nel prezzo dei bond riportati in tabella. Ad esempio, guardando al bond AT1 di Santander, nonostante le probabilità di richiamo alla prossima “call date” siano molto basse, non si esclude che la banca possa rimandare la decisione sulla call al 2020. Inoltre, risultano essere interessanti i bond Tier-2 ed NPS di aziende solide come ad esempio alcuni emittenti italiani che non hanno ancora goduto del raffreddamento dello spread dei titoli governativi.
Le obbligazioni subordinate bancarie, quindi, tornano ad essere una classe d’investimento attraente per chi è avvezzo al rischio. Infatti, nonostante i risultati del 2018 non siano stati eccellenti, gli stati patrimoniali e il profilo di credito delle banche europee dovrebbe rimanere solido nel futuro prossimo – soprattutto considerando la riduzione della leva finanziaria avvenuta negli ultimi anni.
Lato Btp, la curva dei tassi dei titoli di Stato è rimasta pressoché invariata nell’ultimo mese, mentre nell’arco di un anno i rendimenti sono saliti decisamente sino a fine ottobre scorso per poi ridursi negli ultimi tre mesi. Questo spiega le differenze così evidenti dei valori delle performance passate. Infatti tutti i titoli bancari in tabella presentano performance annuali negative assieme a performance trimestrali ampiamente positive. L’attenzione in questi giorni si è concentrata sul titolo di Banca Imi step-up scadenza 2026 e su TelecomFin scadenza 2033 con volumi in forte crescita.
Quest’ultimo bond presenta da tempo una forte volatilità analogamente a quanto accade alle quotazioni del titolo azionario, col prezzo sceso di 6 punti in un mese. Chi lo comprasse all’attuale prezzo di mercato contando sul miglioramento della situazione societaria, potrebbe conseguire un risultato del 10% vendendolo tra un anno. Basterebbe che il suo rendimento scendesse di mezzo punto percentuale. Il bond di durata più breve in tabella è il bond Ubi che scade tra 2 anni; oggi rende l’1,7% e, grazie alla sua breve duration, anche in caso di aumento del suo rendimento di mezzo punto da qui a un anno è in grado di offrire una performance futura superiore al punto percentuale. In ripresa il titolo Volkswagen, dopo il calo iniziato a inizio 2018, con una quotazione di 88.39 e uno spread nullo rispetto alla curva dei titoli di Stato italiani.