Hypo Alpe Adria è stata nazionalizzata nel 2009 nel pieno della crisi bancaria. Lo Stato austriaco ci mise ai tempi 4,8 miliardi di euro per il salvataggio. La banca ancora oggi è in pesanti difficoltà e il governo austriaco sta decidendo come risolvere la situazione. Ma i tempi sono brevi visto che incombono i test europei della BCE.
Dopo le dimissioni di Klaus Liebscher, presidente dell’Istituto, il governo austriaco ha approvato un’ulteriore iniezione di liquidità su richiesta dei revisori contabili. Ma per lo stesso ministro delle finanze austriaco, al momento non si sa esattamente di quanto la banca abbia bisogno. Le cifre che circolano parlano di ulteriori 4 miliardi di euro per salvare la banca, chiudere i conti 2013 e rispettare gli standard minimi sul patrimonio.
Fallimento banca e haircut obbligazioni
Una prima soluzione è la creazione di una bad bank in cui far affluire i debiti in sofferenza e incaglio. Ma chi si farebbe carico di questa bad bank? Al momento dovrebbe essere lo Stato austriaco, e qui iniziano i problemi. Si tratta infatti di una soluzione politicamente scomoda e impopolare, che accollerebbe sulle spalle dei contribuenti austriaci il salvataggio della banca.
Si fa quindi sempre più forte l’intenzione di seguire la strada di Cipro, o della banca olandese Sns, opzione voluta apertamente dal Ministro delle Finanze. In pratica quindi al salvataggio saranno chiamati a contribuire anche gli obbligazionisti di Hypo, e forse anche i correntisti (almeno per la parte di saldi che supera la soglia dei 100.000 euro fino ad oggi salvaguardati).
La situazione non è una novità per i mercati finanziari. Già a dicembre circolavano voci per cui il Governo stava pensando di offrire agli obbligazionisti un haircut del tipo due per tre. Ma i rischi sono nel frattempo aumentati.
Sul mercato le obbligazioni subordinate sono ormai considerati in default. Si guardi per esempio la subordinata perpetua 2022 7,375% DE0006949555 con pagamento cedola già bloccato. Ma anche i titoli sub T1 quotano a valori che considerano il fallimento come un dato accertato. Una bella differenza quindi con il caso dei bond SNS su cui cadde improvvisamente la notizia del taglio (ai tempi quotavano infatti oltre 70).
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