Se si sceglie un’obbligazione tradizionale, che produce interessi con cadenza fissa, trimestrale, semestrale o annuale, per incrementare il capitale a suo tempo immesso in portafoglio occorre reinvestire, ogni volta, il flusso cedolare incassato. Se questa regola viene disattesa, alla scadenza del prestito si riscuoterà lo stesso valore nominale sottoscritto a suo tempo, con un potere d’acquisto tanto più ridotto quanto maggiore sarà stata la durata dell’investimento effettuato.
Molto spesso, soprattutto per le cadenze cedolari ravvicinate, quelle trimestrali o semestrali, l’importo accreditato non consente d’investire nello stesso titolo che ha prodotto gli interessi, perché troppo basso e, di conseguenza, inferiore alla quota minima di obbligazioni acquistabili. Si finisce, in tal modo, per non rispettare una delle condizioni basilare che vengono applicate per il calcolo del rendimento a scadenza di un investimento in titoli di Stato o societari, che consiste nella redditività prodotta dal reinvestimento delle cedole via via incassate.
Come funzionano le obbligazioni zero coupon
Un sistema per ovviare a questo inconveniente, non certo trascurabile, esiste, anche se si tratta di un mercato non particolarmente abbondante. Gli strumenti definiti zero coupons hanno una caratteristica fondamentale, che è quella di pagare gli interessi maturati solamente all’atto del rimborso del prestito. In pratica, chi sottoscrive questa tipologia di obbligazioni non incasserà alcun flusso cedolare, durante la vita dell’obbligazione stessa, salvo che non decida di venderla sul mercato prima che il prestito giunga a maturazione. L’investitore, a fronte di questa mancanza di flusso cedolare, caratteristica che può essere considerata negativa, perché non produce ricchezza immediata per il risparmiatore stesso, gode di due importanti benefici: il basso investimento iniziale e l’elevato valore finale del prestito sottoscritto. Poiché lo strumento non produce interessi con cadenza prefissata, la remunerazione del capitale avverrà in un’unica soluzione, alla naturale scadenza, condensando, in quella data, l’intera quota interessi maturata nell’arco degli anni.
Tecnicamente il mercato offre questa immagine dell’obbligazione zero coupon. Il prezzo del titolo, sia in fase di collocamento, sia sul mercato secondario, risentirà dei seguenti fattori: durata del prestito e rendimenti applicati sul mercato stesso. Se la scadenza del prestito è lontana e i rendimenti di mercato sono alti, il prezzo dello strumento sarà particolarmente basso, e salirà verso il valore nominale, 100, a mano a mano che diminuisce sia l’arco temporale dell’investimento, sia il rendimento che offrono i mercati obbligazionari, nel momento in cui l’investimento viene effettuato. Agli attuali livelli di rendimento, un’emissione con durata decennale costerà circa il 50% in più di uno strumento con durata ventennale. Il fascino di questo prodotto finanziario lo si scopre, allungandone la scadenza e facendola coincidere, ad esempio, con un’età nella quale si presume si possa decidere di ritirarsi dal lavoro attivo, dedicandosi ad altri impegni. Un’emissione obbligazionaria che verrà rimborsata nel 2033, fra 20 anni, potrebbe rappresentare una sorta di ulteriore liquidazione, per chi maturerà in quegli anni l’età della pensione.
Cosa offre il mercato
Il mercato non è particolarmente generoso, perché di titoli in circolazione non ve ne sono moltissimi, a differenza di quanto accade per le emissioni classiche che prevedono il pagamento di una cedola, durante la vita del prestito. La ragione di fondo è che molti emittenti preferiscono incassare cifre elevate, in sede di collocamento, sobbarcandosi poi il dovere di riconoscere gli interessi ai creditori. Indebitandosi attraverso lo strumento dello zero coupons non dovranno pagare materialmente gli interessi stessi, ma i ratei passivi maturati andranno comunque portati in bilancio, e graveranno indirettamente sui conti aziendali.
A fronte di tutto ciò, nel momento in cui i prestiti verranno immessi sul mercato s’incasseranno controvalori decisamente inferiori a quelli che s’incasserebbero con l’utilizzo di strumenti con cedola, salvo che non si propongano emissioni per valori nominali molto elevati, che, forse, non sempre i bilanci aziendali potrebbero accettare. Ne consegue che gli emittenti maggiormente presenti sul mercato, con questa tipologia di strumenti, risultano essere quelli pubblici, i cui bilanci vengono redatti con sistemi non analoghi a quelli societari e che, per tale ragione, sono in grado di proporre prestiti per importi consistenti. Quest’aspetto assume importanza, nell’ambito della strategia posta in essere dall’investitore, perché gli consente di disporre di strumenti liquidi, con i quali accedere al mercato con sufficiente facilità, sia nel caso voglia acquistare questi strumenti sul mercato secondario, una volta che gli stessi sono stati collocati, sia nel caso decida di venderli anzitempo.
I BOT e CTZ
I due strumenti privi di cedola più noti al pubblico dei risparmiatori italiani sono i Bot ed i Ctz, ma la loro durata, che varia da un minimo di tre mesi ad un massimo di due anni, li allontana dagli zero coupons a basso prezzo, poiché le quotazioni dei Bot e dei Ctz, sia in fase di collocamento, sia sul mercato secondario, sono di poco inferiori al valore nominale, 100. Pur assolvendo ad un compito importante, per chi desidera investire a breve termine, i due strumenti non sono assimilabili a quelli con scadenza molto più lunga, perché coprono il tratto iniziale della curva dei rendimenti, mentre gli altri coprono la parte finale della curva stessa. S’adattano questi strumenti all’attuale fase dei mercati finanziari, che, in prospettiva, potrebbero evidenziare rendimenti crescenti, anche in misura superiore alle attese?
Quando conviene investire in bond senza cedola?
In teoria, un’emissione a cedola fissa o con cedola pagata in un’unica soluzione, come nel caso degli zero coupons, offre migliori opportunità, quando i tassi ufficiali e i rendimenti di mercato stanno diminuendo. Al tempo stesso, non sempre è possibile effettuare gli investimenti nelle situazioni più favorevoli, perché ora s’ipotizzano tassi crescenti, nei prossimi mesi, ma basterebbe che le rilevazioni statistiche indicassero che le economie occidentali salgono in misura inferiore al previsto, perché le aspettative mutino radicalmente, e i prezzi attuali di questi prodotti finanziari risulteranno inferiori a quelli che si potrebbero scambiare sul mercato fra qualche mese. Una strategia da applicare potrebbe essere l’investimento graduale in questi strumenti, suddividendo l’immissione in portafoglio tra ora e nei prossimi mesi, creando un comparto del proprio portafoglio a prezzi mediati. Che peso attribuire a queste obbligazioni?
Se si è cassettisti, la percentuale potrebbe attestarsi al 15-20%, suddividendo la quota tra almeno due debitori. Il loro grado d’affidabilità deve essere molto alto, perché la durata dell’investimento è lunga e necessita di garanzie di solvibilità elevata. Il prodotto zero coupons non rappresenta uno strumento ad uso esclusivo dell’investitore cassettista, ma s’adatta anche al risparmiatore che ama movimentare il portafoglio, anche se a velocità ridotta.