La stagione della dichiarazione fiscale si è aperta con una bomba. Le valute virtuali, la più nota delle quali è il bitcoin, entrano nella dichiarazione fiscale e sono tassate come le valute estere. La risposta delle Entrate all’interpello 956-39/2018, che fa seguito alla risoluzione 72/E/2016, chiarisce che i bitcoin e le altre criptovalute devono essere indicate nel quadro RW e, se cedute a termine o prelevate dal borsellino elettronico, generano redditi diversi di natura finanziaria (cosiddette plusvalenze finanziarie).
Quadro RW per i bitcoin
Le cripto valute vanno monitorate nel quadro RW del modello Redditi PF 2018 se detenute al di fuori del circuito degli intermediari residenti. Questa è la netta indicazione rilasciata dall’agenzia delle Entrate tramite un interpello. Come già indicato nella precedente risoluzione n. 72/E/2016 (che aveva già assimilato bitcoin e co. alle valute estere), il Fisco conferma che anche le valute virtuali ricadono nell’obbligo dichiarativo RW.
Sul punto aleggiava incertezza tra gli operatori e i contribuenti, ma pare ormai certo che chiunque abbia detenuto criptovalute nel 2017 debba compilare il quadro RW del modello Redditi PF. Non dovrebbero infatti valere le soglie dei conti correnti e depositi (15.000 euro), per cui anche una minima detenzione di cripto valute, anche per un giorno, va dichiarata. Il lato positivo è che questi strumenti non sono soggetti all’imposta di bollo estero, l’Ivafe.
Tassazione guadagni sulle criptovalute
La risposta dell’Agenzia delle Entrate chiarisce anche il profilo fiscale dei redditi conseguiti al di fuori dell’esercizio di impresa, vale a dire come privato investitore. I bitcoin possono generare un reddito diverso tassabile secondo i principi che regolano le operazioni aventi a oggetto valute tradizionali.
Vale a dire, in caso di controvalore totale di valute estere superiore a 51.645,69 euro per almeno sette giorni lavorativi, le plusvalenze conseguite sono soggette all’imposta sostitutiva del 26%.
La risposta fornita dall’Agenzia delle Entrate sul tema criptovalute ha il pregio di fornire la posizione del fisco su un tema operativo nuovo, in vista dell’imminente stagione dichiarativa. Allo stesso tempo, restano e si aprono dubbi che non sono chiariti.
L’equiparazione a valute estere per esempio mal si concilia con l’inquadramento delle critpovalute che si sta delineando in altri contesti giuridici: si pensi alla recente Direttiva antiriciclaggio.
L’equiparazione a valuta estera proposta dall’Agenzia rappresenta forse il tentativo di trovare una soluzione ad un problema sempre più sentito visto
L’inquadramento come valuta è comunque fiscalmente meno penalizzante se paragonato alle possibili alternative: strumenti finanziari, oro, merci. Le plusvalenze su valute infatti sono tassate solo nel caso di vendite a termine o anche a pronti, se la giacenza sia per almeno sette giorni superiore a 51.645,29 euro. Ma attenzione a come si calcolano le soglie.
Puoi trovare tutti i dettagli sulla tassazione dei bitcoin in questo libro.