I Credit Default Swap (CDS) sono contratti tra due controparti in cui il venditore si impegna a garantire il rimborso di un credito (obbligazione o prestito) a fronte di pagamenti periodici del creditore originario. In pratica il detentore di un credito (sotto forma di un’obbligazione o un semplice finanziamento) trasferisce il rischio di mancato pagamento di questo credito (a causa del fallimento del debitore) a una terza parte pagando una sorta di premio annuale. Il CDS quindi ha una funzione assicurativa. Lo scopo principale dei CDS è infatti determinare un prezzo di mercato per il rischio default di una controparte.
Questi contratti, che hanno una durata standard di 5 anni, sono stati inventati nel 1997 da JP Morgan come forma di copertura per la forte esposizione creditizia che la banca americana aveva ai tempi. In breve tempo il loro utilizzo è esploso: da $180 miliardi di valore nozionale nel 1997 a circa $55 mila miliardi nel giugno 2008. Ed oggi il loro utilizzo è ancora maggiore a seguito delle turbolenze che colpiscono i mercati finanziari.
Si parla molto infatti dei CDS sulla Grecia ma anche sull’Italia. Il grafico evidenzia per esempio come il rischio default (fallimento) dell’Italia si sia alzato repentinamente e pericolosamente negli ultimi mesi. In pratica per assicurare 100 euro di titoli di stato italiani occorre pagare quasi 6 euro all’anno di assicurazione tramite questi contratti swap.
Il Credit Default Swap determinando il prezzo di copertura del rischio credito di una controparte ne indica anche il rischio. Nel caso dell’Italia si tratta quindi di un ulteriore elemento da considerare, oltre ai rating e allo spread Btp-Bund, per determinare il rischio paese.
I pericoli dei CDS
Come già evidenziato questi contratti hanno avuto un notevole sviluppo negli ultimi anni e sono stati una delle cause della crisi che ha colpito il settore finanziario americano nel 2007. Con i Credit Default Swap infatti una banca può trasferire il rischio credito assunto ad una controparte. La banca può quindi, a fronte del pagamento di un premio, eliminare il rischio dai suoi libri contabili e liberare riserve (capitali) per nuove operazioni di finanziamento. Sapendo di poter trasferire il rischio le banche diventarono sempre meno attente al controllo dei rischi che assumono (da qui un allargamento delle maglie ai mutui subprime). Nel 2007, con il costo del credito ai minimi storici, molte società finanziarie vendevano coperture tramite CDS per assicurare operazioni strutturate collegate ai mutui subprime. Tra queste AIG, la prima compagnia assicurativa del mondo, esposta per $377 miliardi. Nel momento in cui i debitori di questi mutui iniziarono a non pagare AIG si trovo senza i fondi necessari per far fronte alle coperture che aveva venduto.
Oggi di CDS si parla soprattutto in riferimento ai debiti sovrani degli stati europei. Questi contratti, come evidenziato, rappresentano infatti un indicatore del grado di rischio del debito di uno Stato o di una società. Vi è però qualcosa di pericoloso in questi strumenti nati per proteggere dai rischi e tramutati ora in un’operazione spesso con fini speculativi. Come illustrato nel video di seguito (è in inglese, vedi il grafico a partire dai due minuti) se inizialmente gli Swaps erano un utile messo per ridurre il rischio creditizio successivamente sono diventati uno strumento d’azzardo per gli speculatori che acquistano questi contratti nella speranza che il debitore fallisca. Un paradosso, un po’ come se tutti i tuoi vicini acquistassero un’assicurazione sulla tua casa nella speranza che crolli. Per questo oggi i valori dei Credit Default Swap risentono di questa anomalia che però accresce il costo di coloro che vogliono semplicemente coprirsi dal rischio e a sua volta aumenta il costo per il debitore che voglia finanziarsi con nuove obbligazioni.