Gli italiani sono oberati di tasse fin dalla nascita. Non stupisce quindi che lo siano anche al momento della morte. Sui beni erediti grava l’imposta di successione calcolata su quasi tutti i beni mobili (investimenti) e immobili che passano agli eredi.
In realtà l’imposta di successione italiana è tra le più leggere in ambito europeo:
- L’aliquota fiscale è mediamente bassa, a partire dal 4%
- La franchigia (importo su cui non si paga nulla) è molto alta.
Vediamo in dettaglio quindi quanto si paga ora di tassa di successione.
Il Fisco calcola la base imponibile tenendo conto del valore netto dell’asse ereditario, vale a dire la differenza fra gli attivi (immobili e mobili, crediti, azioni, obbligazioni; esclusi i titoli di stato e polizza vita) e i passivi (debiti della persona deceduta, spese funerarie e altri oneri deducibili fiscalmente).
Sul capitale così calcolato si applicano diverse aliquote e franchigie in base a legame erede-defunto:
- 4% se beneficiari sono coniuge, genitori, figli e altri parenti in linea retta, con una franchigia di un milione di euro per ciascun beneficiario;
- 6% se beneficiari sono fratelli e sorelle, con una franchigia di centomila euro per ciascun beneficiario;
- 6% senza franchigia se beneficiari sono gli altri parenti fino al quarto grado (come nipoti, zii e cugini di primo grado), gli affini in linea retta e gli affini in linea collaterale fino al terzo grado (come ad esempio suoceri e cognati);
- 8% senza franchigia per tutti gli altri soggetti, tra cui ad esempio i conviventi.
Ci sono poi le imposte sugli immobili pari al 2% (imposta ipotecaria) e all’1% (tassa catastale) del valore catastale degli immobili. Queste tasse non si pagana se almeno uno degli eredi acquisisce come “prima casa” l’immobile.
La Dichiarazione di successione deve essere presentata entro 12 mesi presso gli uffici finanziari nella cui circoscrizione era fissata l’ultima residenza del defunto, compilando il modello 4 e allegando il versamento delle imposte dovute con modello F23, le visure catastali degli immobili, il certificato di morte, i documenti d’identità e i codici fiscali della persona deceduta e degli eredi, l’eventuale autocertificazione per i benefici prima casa e il prospetto di autoliquidazione delle imposte. In caso di beni immobili, entro 30 giorni dalla presentazione della dichiarazione di successione, è necessario presentare la richiesta di voltura degli immobili all’Agenzia delle Entrate – Uffici del Territorio (Catasto).
Ipotesi di aumentare le tasse di successione
Di fronte all’esigenza dello Stato di reperire nuovi fondi per abbattere il debito pubblico, si è spesso parlato sui giornali di tassa patrimoniale, meno di un aumento di questa imposta.
Ma ultimamente anche questa ipotesi è ritornata fortemente in auge, tanto che gli esperti ritengono che si farà sicuramente, rimangono incertezze solo sui tempi (anche se si ritiene a breve, magari nella legge di stabilità di fine anno) e le modalità. Un intervento di questo tipo è stato consigliato da più parti, anche vicino all’entourage dell’attuale governo. Difatti la tassazione italiana, sempre ai massimi mondiali, in questo caso è relativamente bassa.
Si pensi che sia in Europa che negli Stati Uniti quest’imposta è ben più alta. In Germania il 30% per i discendenti diretti e il 50% per i discendenti indiretti. In Francia 45% nel caso degli eredi diretti e del 60% nel caso dei discendenti indiretti. Nel Regno Unito oltre i 325 mila euro sulle successioni si lasciano all’erede da pagare tasse per il 40% del valore dei beni mobiliari e immobiliari.
Logico quindi pensare ad un possibile aumento che, visto la ricchezza patrimoniale della generazione pensionata, potrebbe portare nelle casse dello Stato un flusso stabile e cospicuo di risorse (1.200 miliardi in 30 anni)..
L’ipotesi che circola, pubblicata anche recentemente su Milano Finanaza, è quella di ridurre l’attuale franchigia da 1 milione a 100 mila euro (facendo rientrare nel patrimonio anche i titoli di Stato e le polizze vita ora esclusi) e alzare l’aliquota dal 4 al 20%, una manovra che potrebbe portare 40 miliardi all’anno nelle casse dello Stato.
Una seconda ipotesi, pubblicata sul Sole 24 Ore, è per ora più leggera della versione di Milano Finanza, e prospetta un intervento legislativo entro il 15 ottobre.
Come difendersi
Come rilevato nell’articolo di Milano Finanza da un esperto del settore, la nuova manovra colpirà inevitabilmente la classe media non in grado di difendersi con soluzioni all’estero e trust. Ci sono infatti metodi costosi per costituire trust che consentono di aggirare l’imposta anche se sono strumenti molto costosi e alla portata di pochi. Inoltre trust e fiduciarie sono sempre più sotto osservazione da parte del Fisco che potrebbe indagare sulla provenienza dei fondi e sull’effettivo titolare della società.
In questo momento oltre al tradizionale Conto in Svizzera, sono sempre più in auge investimenti alternativi, in particolare quello in diamanti (cliccando sul link vedrai i vantaggi di questo investimento), un bene anonimo e di alto valore sempre più utilizzato nei passaggi generazionali.