L’Irlanda è uno dei paesi europei più a rischio, infatti fa parte dei cosiddetti paesi Piigs (le due i fanno riferimento a Italia e Irlanda). I problemi irlandesi sono però diversi dai nostri, lo Stato celtico infatti si è recentemente indebitato per sostenere le banche irlandesi, fortemente esposte su titoli tossici e speculativi.
Diverse banche irlandesi sono in difficoltà e per questo hanno ristrutturato, anche più volte, il loro debito. E’ il caso in particolare di Bank of Ireland. Tra le obbligazioni emesse da questa banca vi sono anche 18 emissioni subordinate. Le obbligazioni subordinate sono titoli con minori garanzie rispetto alle obbligazioni normali, sono una sorta di ibrido che a livello di rischio si colloca fra le obbligazioni e le azioni.
I bond subordinati di Bank of Ireland sono stati ristrutturati ben tre volte. L’ultima la scorsa estate con una formula capestro: l’investitore o accettava in cambio del titolo altri bond garantiti dallo Stato irlandese ma di minore valore o incassava l’equivalente di un centesimo per ogni 1.000 € di valore nominale. Questa formula di ristrutturazione è stata utilizzata anche da altre banche irlandesi, per esempio Allied Irish Bank.
E’ evidente che qualsiasi investitore avrebbe optato per la prima alternativa visto che la seconda in pratica corrispondeva ad un azzeramento del capitale investito. Eppure diversi risparmiatori italiani non l’hanno fatto e oggi si ritrovano, a fronte per esempio di investimenti di 50.000€, con 50 centesimi. Colpa della disattenzione degli investitori? La storia in realtà è più complessa.
Le obbligazioni di Bank of Ireland
Partiamo dall’inizio e prendiamo in considerazione il caso con maggiore impatto sui risparmiatori italiani, quello di Bank of Ireland. Nessuno delle 18 emissioni di titoli subordinati era destinato ai risparmiatori privati (cosiddetto mercato retail). Le obbligazioni erano offerte al settore degli operatori qualificati (cosiddetti istitutional: banche, assicurazioni, fondi di investimento etc) e infatti l’importo minimo sottoscrivibile era pari a 50.000€.
Però alcuni risparmiatori italiani (si stima circa 200) sono riusciti ad acquistare il titolo successivamente al collocamento, in particolare la Bank of Ireland scadenza 2019 emessa nel 2004 e quotata al TLX (un mercato secondario rispetto alla Borsa Italiana). Tale emissione riportava espressamente nel prospetto che si trattava di un’offerta non destinata ai risparmiatori per questo non serviva un prospetto in Italia con relativa verifica della Consob.
E qui sta il punto: siccome i risparmiatori italiani non potevano teoricamente avere nei loro portafogli questi titoli, non sono stati direttamente informati della ristrutturazione. Le banche italiane, presso cui questi titoli sono depositati, hanno comunque ricevuto l’informazione. Ma nella maggior parte dei casi non hanno avvisato i loro clienti. E forse non erano nemmeno tenute a farlo visto che il titolo teoricamente doveva essere acquistato solo per controvalori superiori a 50.000€.
Gli investitori italiani quindi ora si ritrovano con un rimborso ridicolo pagando di tasca loro per le operazioni speculative delle banche irlandesi.
Danno, beffa e lezione dei bond d’Irlanda
La storia di Bank of Ireland e delle altre banche irlandesi ha del paradossale. In effetti una clausola di ristrutturazione così penalizzante non era mai stata utilizzata in precedenza. Difficile anche identificare le colpe anche se chiaramente BoI ci ha “marciato” sulla situazione di confusione, visto che le leggi comunitarie glielo permettono.
Premesso che in ogni caso un piccolo risparmiatore dovrebbe evitare questi titoli appannaggio solo di investitori esperti e disposti a rischiare, vanno anzitutto distinte le ragioni per cui alcuni risparmiatori hanno acquistato questi titoli: lo hanno fatto autonomamente o su consiglio dell’intermediario o se lo sono ritrovati nella gestione patrimoniale?
E’ evidente che, a parte l’ultimo caso (dove si può ravvedere anche un conflitto di interesse o una mancata diligenza della banca), ognuno è responsabile di ciò che acquista direttamente, anche se supportato da consigli altrui. In particolare nel caso di acquisto in piena autonomia, l’investitore doveva essere ben conscio del grado di rischio dei bond irlandesi e accettarne le possibili conseguenze. E’ però anche vero che in questo caso si va ben oltre in quanto il risparmiatore non ha solo subito il danno ma anche la beffa. Non solo non è stato informato ma nella maggior parte dei casi non avrebbe nemmeno potuto far nulla in quanto con importi inferiori a 50.000€ non poteva aderire (per questo serviva un intervento delle banche che aggregavano le varie posizioni).
Non consiglierò mai questo genere di titoli ma la lezione è: se sei disposto ad acquistare un titolo rischioso non solo devi accettarne il rischio, devi anche leggere bene clausole e prospetto e soprattutto seguire regolarmente le vicende del titolo e dell’emittente.