Dal mese di maggio, circa 10 milioni di lavoratori dipendenti (pubblici e privati), percepiranno in busta paga l’ormai famoso bonus da 80 euro. Il bonus spetta a chi percepisce redditi fino a 26 mila euro l’anno ( reddito irpef al netto della detrazione per reddito di lavoro dipendente).
Per la precisione gli 80 euro al mese (640 annui) finiranno ai lavoratori dipendenti con un reddito fino a 24 mila euro, poi il bonus decresce in modo proporzionale per chi si attesta nella fascia 24-26 mila euro.
Dopo vari cambiamenti, questa è la versione definitiva del Decreto che attribuisce quindi l’intero bonus anche alla fascia fino a 16.000 euro, che nella prima versione riceveva una quota inferiore (pari al 4% del reddito).
L’operazione si aggiunge alle detrazioni previste a fine 2013 dal Governo Letta, con importi unitari più bassi (al massimo 226 euro all’anno, contro i 640 euro) perché esteso a tutti i dipendenti fino a 55mila euro di reddito. Sommando le due misure, il guadagno netto arriva a sfiorare i 100 euro al mese per i dipendenti che dichiarano fra 15 e 18 mila euro all’anno.
Per il bonus fa fede il reddito del 2014, la cui quantificazione ovviamente potrà essere eseguita con esattezza solo a fine anno. Nel frattempo, per permettere la corresponsione mensile del bonus, i datori di lavoro (sostituti di imposta) dovranno stimare il reddito annuo facendo attenzione a coloro che si avvicinano alla soglia limite (26.000 euro annui) evitando di riconoscere il bonus mensile che dovrà eventualmente essere poi recuperato in sede di conguaglio fiscale.
Esclusi
Sono esclusi dal bonus gli “incapienti”, cioè dei contribuenti che con le detrazioni già in vigore si trovano l’Irpef azzerata perché il loro reddito è basso. Per gli incapienti il bonus Irpef è rinviato a data da destinarsi. Attenzione, però: Irpef zero non è sinonimo di esclusione dal credito, perché quando l’imposta è abbattuta da voci diverse rispetto alle detrazioni per lavoro dipendente (per esempio un famigliare a carico) il bonus scatta ugualmente.
Esclusi anche i pensionati e le partite Iva.
I collaboratori familiari potranno ottenerlo in sede di dichiarazione che tra l’altro, proprio perché non sono soggetti ad alcuna ritenuta, sono comunque obbligati a presentare.